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Rese schiave dal rito voodoo e costrette a prostituirsi a Verona: arresti e denunce

Le indagini della Squadra Mobile scaligera sono partite ad inizio anno: due ragazze sono state liberate e portate in una località protetta, mentre quattro persone sono finite sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori

Tenute in scacco da riti voodoo e arrivate in Italia dalla Nigeria, si prostituivano per saldare il proprio debito, fino a quando non è intervenuta la Squadra Mobile della Questura di Verona. È la storia di una giovane ragazza nigeriana che, insieme ad un'altra sua connazionale, si trovano ora sotto la protezione delle forze dell'ordine in una località protetta, dopo essere finite al centro di un'indagine della Polizia di Stato. 

La giovane è arrivata in Italia dalla Nigeria ancora minorenne, su uno di quei barconi che affrontano un estenuante viaggio della speranza attraverso il Mediterraneo. Nel suo paese Natale, la ragazza è stata sottoposta ad un rito voodoo molto stringente per la sua cultura, al punto che le ha impedito di ribellarsi ai suoi aguzzini e di collaborare per lungo tempo con le forze dell'ordine. 
Arrivata in un centro accoglienza del sud Italia sul finire del 2016, ha raccontato al personale il terrore che le causava quel rito e che era diretta proprio a Verona, dove avrebbe dovuto prostituirsi. Pochi giorni dopo, la cittadina nigeriana è scappata dal centro facendo perdere le proprie tracce, fino a quando non è stata rintracciata nella zona di Bologna. 

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Gli accertamenti della Squadra Mobile, basati soprattutto sulle intercettazioni telefoniche, avrebbero permesso di scoprire che la giovane nel capoluogo emiliano ha incontrato Denis Morgan, camerunse del 1980, nei primi mesi del 2017. Le indagini da parte della Squadra Mobile veronese però sono partite a gennaio 2018, quando sono iniziati i sospetti sulla presenza in città della ragazza. Ed effettivamente al termine delle indagini, le forze dell'ordine sarebbero riuscite a confermare questa teoria: la ragazza sarebbe stata affidata ad una maman di nome Lilian Edward, 40enne nigeriana, che avrebbe gestito in tutto 5 ragazze (una delle quali non identificata) in un appartamento di via del Carretto, dove vivevano anche il compagno, E.K., nigeriano classe 1980, e lo stesso Morgan. 
Le ragazze si prostituivano principalmente in zona Fiera e qualche volta ricevavano i clienti in casa, per saldare il debito che si aggirava intorno ai 25-30 mila euro. Soggiogate dai proprio aguzzini, obbedivano senza fiatare, al punto che dovevano chidere il permesso per fare una ricarica telefonica o andare in ospedale, come accaduto ad una delle giovani, che vi si è potuta recare solo in compagnia della maman. A volte poi, venivano trattenute anche a debito saldato. 

A marzo però la giovane ed un'altra ragazza (quella che poi la seguirà sotto la protezione della Polizia) sono state fatte spostare in un altro appartamento situato nella zona di borgo Roma. Un'operazione condotta a Bologna sempre in tema di sfruttamento della prostituzione, ha allarmato infatti i malviventi, che dopo aver letto la notizia hanno deciso mescolare un po' le carte: si sono così rivolti ad un'amica, U. B. O., nigeriana classe 1980, che si sarebbe messa all'opera per trovare la seconda sistemazione. 

Nonostante la scarsa collaborazione delle due, le indagini della Squadra Mobile sono andate a avanti e martedì mattina sono scattati arresti e denunce. Lilian Edward e Denis Morgan sono finiti in manette con le accuse di tratta di persone e riduzione in schiavitù, per le quali rischiano una pena di 20 anni e ora si trovano in carcere. U. B. O. è stata denunciata per favoreggiamento e sottoposta all'obbligo di firma, mentre E.K. è stato a sua volta denunciato per sfruttamento della prostituzione e sottoposto anch'esso al'obbligo di firma: nel corso dell'estate infatti, durante un periodo di assenza della maman, avrebbe provveduto alla raccolta del denaro delle ragazze. 
Nell'abitazione di via del Carretto sono stati inoltre sequestrati 1200 euro in contanti, agende e materiale cartaceo con conti correnti, 6 cellulari ed un tablet. 

Con questa operazione e la protezione offerta alle due ragazze, la Polizia di Stato spera di convincere altre giovani a collaborare per mettere un freno alla tratta di esseri umani e al loro sfruttamento. 

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