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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Dpcm in scadenza, colori e divieti: quando il Veneto può sperare di uscire dalla zona rossa

Cosa succede fino a Pasqua e cosa può cambiare per il Veneto dal prossimo monitoraggio?

L'ultimo monitoraggio settimanale da parte della Cabina di regia, avvenuto venerdì 19 marzo, è naturalmente passato un po' sottotraccia per quanto riguarda la nostra Regione. Il Veneto, infatti, essendo entrato in zona rossa soltanto lo scorso 15 marzo non avrebbe potuto ambire ad un cambio di "colore", essendo che la consuetudine sin qui adottata prevede un minimo di due settimane di permanenza in una fascia di rischio con scenario in miglioramento prima di poterla eventualmente mutare in una con meno restrizioni. Dunque, pur il ministro della Salute verificando settimanalemente i presupposti e potendo aggiornare le ordinanze, anche se i dati presentati venerdì fossero stati particolarmente buoni, il Veneto sarebbe ugualmente rimasto rosso (l'ordinanza del ministro prevede che le misure della zona rossa «si applicano, per un periodo di quindici giorni»). Tuttavia, i dati non erano particolarmente buoni. Anzi, di fatto il Veneto ha confermato un profilo compatibile con la zona rossa: l'indice Rt della nostra Regione si è rivelato essere pari a 1,25, mentre l'incidenza settimanale di positività ogni 100 mila abitanti si è attestata sui 264 casi nel periodo tra il 12 ed il 18 marzo, infine la valutazione complessiva di rischio attribuita alla nostra Regione è stata di livello "alto" con «molteplici allerte di resilienza». Questi tre fattori messi insieme, come anticipato, sono sufficienti per "garantire" al Veneto la zona rossa (ed in realtà già basterebbe di per sé l'incidenza settimanale ogni 100 mila abitanti sopra i 250 casi). 

Le cose potrebbero però cambiare, ed è quel che ovviamente tutti quanti si augurano. Ma quando e come è possibile sperare nel concreto in un cambio di fascia del Veneto? Le cose non sono semplicissime, vediamo di capire perché. Il prossimo monitoraggio settimanale è previsto come sempre questo venerdì, vale a dire il 26 marzo. In questa occasione, da un punto di vista tecnico, il Veneto avrebbe anche potuto ambire ad un cambio di fascia, qualora ovviamente i dati fossero sensibilmente migliorati, ma il permanere la scorsa settimana di dati da "zona rossa" complica le cose ed allungherà probabilmente i tempi. Un'eventuale nuova ordinanza del ministro della Salute entrerebbe in vigore, come stabilito dal Dpcm 2 marzo 2021, a partire dal primo giorno non festivo dopo la sua pubblicazione, dunque da lunedì 29 marzo (essendo però l'ordinanza precedente valida per 15 giorni a partire dal 15 marzo scorso, l'applicazione del nuovo "colore" potrebbe slittare a martedì 30 marzo). Il Veneto avrebbe potuto ritrovarsi zona gialla dalla prossima settimana? No, tale ipotesi sarebbe stata comunque da escludere. Al massimo il Veneto, come ogni altra Regione d'Italia, potrebbe sperare in un passaggio in zona arancione. Questo poiché l'Art.1 comma 1 del decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30 prevede che «dal 15 marzo al 2 aprile 2021 e nella giornata del 6 aprile 2021» in tutte le Regioni italiane e Province autonome che dovessero essere collocate, secondo i soliti parametri, nell'area gialla, vedranno comunque applicarsi le misure restrittive previste per la zona arancione

Insomma, fino al 2 aprile e poi nella singola giornata del 6 aprile, anche chi avesse dei dati epidemiologici da zona gialla, dovrebbe comunque rispettare le norme della zona arancione. E nei giorni 3, 4 e 5 aprile, cosa succede? Come noto questo è il weekend di Pasqua, dove lo stesso decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30 (Art. 1 comma 5) dispone che «sull'intero territorio nazionale, ad eccezione della zona bianca» si applichino le misure previste per la zona rossa. Con una differenza importante, tuttavia, vale a dire che proprio solo nei giorni di sabato 3, domenica 4 (Pasqua) e lunedì 5 aprile (pasquetta), anche se tutta Italia si ritroverà colorata di "rosso", sarà comunque consentito «in ambito regionale» lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata, spostandosi tra le 5 e le 22, in al massimo due persone (senza conteggiare figli minori di 14 anni o soggetti non autosufficienti conviventi). Si tratta della cosiddetta "visita a casa" che, come noto, in zona rossa di per sé non sarebbe concessa (e in quella arancione lo è ma solo dentro il proprio Comune), mentre proprio in occasione delle festività pasquali il governo ha deciso di concederla addirittura in tutta la propria Regione, evidentemente per consentire gli scambi di auguri tra familiari o amici nelle case durante le festività pasquali. 

L'Italia divisa dai colori - 22 marzo 2021

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Dunque, provando ora a ricapitolare le cose: il Veneto che tipo di variazione cromatica potrebbe avere nei prossimi giorni e, aggiungiamo un altro carico da novanta, cosa accade dopo il 6 aprile 2021? Procediamo con ordine: un eventuale cambio di colore per la nostra Regione sarebbe ipotizzabile, se i dati lo consentissero, a partire da lunedì 29 marzo (o secondo un'altra interpretazione delle tempistiche normative da martedì 30 marzo). Ma solo con un passaggio da zona rossa a zona arancione, mentre risulta impossibile un passaggio in quella gialla dal punto di vista delle norme. La zona arancione, in ogni caso, durerebbe dal 29 marzo (o al più tardi dal 30 marzo) fino al 2 aprile, cioè da lunedì (o da martedì) a venerdì, poiché da sabato inizierà per tutti il weekend pasquale in zona rossa (con però la concessione della visita a casa giornaliera). Nel concreto, inoltre, il Dpcm prevede che nel caso si verifichi «la permanenza per quattordici giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive», ciò «comporta la nuova classificazione». Miglioramento dello scenario epidemiologico che per il Veneto nello scorso monitoraggio, come visto all'inizio, non si è purtroppo verificato e, dunque, la speranza più attuale e credibile è che almeno dalla prossima analisi dei dati le cose inizino a migliorare in modo da poter sperare concretamente in un passaggio in zona arancione con il monitoraggio di venerdì 2 aprile. L'altra data molto importante è infatti quella del 6 aprile, poiché proprio il martedì dopo pasquetta tutte le Regioni ritroveranno il loro "colore" originario, vale a dire per l'appunto quello definito dal monitoraggio pre-pasquale, il monitoraggio cioè che si svolgerà come detto venerdì 2 aprile (pur restando per le eventuali zone gialle l'applicazione il singolo giorno 6 aprile delle norme arancioni).

Tuttavia, il 6 aprile 2021 è un giorno fondamentale anche per un altro motivo, vale a dire il fatto che costituisce la naturale data di scadenza del Dpcm a firma Mario Draghi. Che succede in Italia dopo il 6 aprile? Ci sarà un nuovo Dpcm o si cambierà strumento normativo? È stato detto prima della firma del decreto del 2 marzo che non vi era il tempo per evitare l'uso del Dpcm, oggi sembrerebbe al contrario ancora esserci per arrivare all'approvazione di un decreto-legge, ad esempio. Ad ogni modo, tutto lascia pensare che non siano in vista rivoluzioni sotto il profilo dell'impostazione generale, cioè dovrebbe essere confermata la suddivisione dell'Italia in fasce a colori.

Per quanto riguarda le disposizioni previste per le singole aree di rischio, invece, si brancola al momento ancora nel buio. La data del 27 marzo per la riapertura di teatri e cinema è destinata a rivelarsi come un clamoroso boomerang politico-mediatico, essendo che poco dopo gli annunci in pompa magna è stato imposto per decreto non vi siano zone gialle fino al 6 aprile. C'è da sperare che dai lavoratori dello spetaccolo, passando per i ristoratori, i lavoratori nelle piscine, palestre, gli studenti ed insegnanti, insomma tutti gli italiani, possano quanto prima possibile avere informazioni precise ed attendibili, non annunci senza fondamento, circa quel che succederà dopo Pasqua. Ad oggi nulla si sa, ma la speranza è che non si arrivi a tre giorni dalla scadenza per indicare quale sarà la via, perché non basta dichiarare di voler comunicare per tempo le disposizioni normative contro Covid, bisognerebbe anche nei fatti darne contezza con largo anticipo.

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