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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Teatri e cinema ancora fermi, la protesta a Verona. Sboarina: «Chiusura incomprensibile»

Il sindaco di Verona chiede un incontro con il ministro della Cultura Dario Franceschini: «Ci sono protocolli di sicurezza adeguati, eppure da un anno un intero comparto è fermo»

La definisce «incomprensibile» e «senza motivo», la chiusura di teatri e cinema il sindaco di Verona Federico Sboarina. Non è evidentemente l'unico di quest'avviso e oggi, martedì 23 febbraio, dopo le numerose manifestazioni che hanno visto protagoniste la sale di tutta Italia, alcuni lavoratori dello spettacolo sono scesi in piazza Bra per manifestare tutto il loro disappunto. In vista c'è ovviamente il prossimo decreto del governo, con il Dpcm attuale che scadrà il 5 marzo, e così il già folto numero delle attività che chiedono di allentare le restrizioni continua a crescere: non solo piscine, palestrre, oppure bar e ristoranti che rivendicano di poter aprire fino alle 22 in zona gialla, anche teatri e cinema ora avanzano la richiesta esplicita di poter tornare ad accogliere il pubblico, rispettando protocolli e distanziamento interpersonale. 

Il primo cittadino cittadino scaligero Federico Sboarina spiega: «Ci sono protocolli di sicurezza adeguati, eppure da un anno un intero comparto è fermo. Per questo, stamattina ho condiviso in piazza Bra la protesta dei nostri operatori dello spettacolo. Verona è la prima città in Italia per vendita di biglietti, siamo produttori di cultura ma anche fruitori. A tutti ho ribadito il mio impegno per riaprire in sicurezza il più presto possibile, teatri, cinema e centri culturali. Ho già chiesto al ministro Franceschini un appuntamento».

Proprio il ministro della Cultura Dario Franceschini, già in questo ruolo nel precedente governo Conte, ha rilasciato nelle scorse ore un'intervista al Corriere della Sera nella quale spiega che, a suo modo di vedere, «teatri e cinema, con severe e adeguate misure, siano più sicuri di altri locali già aperti oggi». Ciò che onestamente stupisce dell'intervista del ministro Dario Franceschini, oggi molto citata, è che le sue dichiarazioni rispecchiano ora perfettamente quanto in molti pensavano già ad ottobre 2020, nel momento in cui teatri e cinema furono invece chiusi. Franceschini oggi dichiara che sarebbe auspicabile l'Italia fosse la prima nazione ad aprire le sale al pubblico perché «le città italiane senza teatri e cinema e le piazze senza musica sono più tristi: così l’Italia non è l’Italia». E allo stesso tempo però il ministro definisce la chiusura di sale concerto, teatri e cinema «un dolore, ma inevitabile».

Due appunti vanno allora fatti: il primo, non è da oggi che si sa che i contagi nei cinema e teatri sono sempre stati pressoché assenti verificando i dati disponibili al riguardo. Il secondo, la motivazione che il ministro Dario Franceschini diede ad ottobre 2020 per giustificare la chiusura delle sale fu che vi era al tempo «l'esigenza di ridurre la mobilità delle persone» (si riascoltino le sue parole nel video qui sotto datato 26 ottobre 2020). È evidente che, oggi, anche questa ragione è radicalmente venuta meno nelle Regioni definite zona gialla, all'interno delle quali tra le ore 5 e le 22 la «mobilità delle persone» è essenzialmente libera. E allora per qual motivo nella zona gialla non è sinora stata prevista la riapertura di cinema e teatri, mentre quella di bar e ristoranti a pranzo sì?

Il discorso del ministro della Cultura Dario Franceschini - 26 ottobre 2020

Il protocollo previsto per i luoghi dello spettacolo impiegato durante la riapertura estiva prevedeva l'obbligo di indossare la mascherina solo fino al raggiungimento del proprio posto e poi ogniqualvolta ci si fosse alzati. In realtà nulla impedisce di restringere in questa senso le disposizioni, sancendo l'obbligo di tenerla indossata anche durante lo svolgimento dello spettacolo, proieizione o concerto che sia. Regione Lombardia, ad esempio, lo aveva già fatto tramite apposita ordinanza l'estate appena trascorsa, vincolando la permanenza degli spettatori nelle sale al chiuso al mantenimento della mascherina indossata anche durante gli spettacoli. Rispetto a bar e ristoranti dove già oggi ci si può recare e, inevitabilmente, perlomeno durante la consumazione ci si sfila le mascherine, frequentare cinema e teatri risulterebbe in tal modo ancora più sicuro. Ben vengano dunque le parole del ministro Franceschini, ma forse oggi è giunto il momento di indicare "date" precise, stilare protocolli nuovi e procedere con atti concreti, a cominciare dall'apertura nei fine settimana dei musei, procedendo poi verso la ripresa contingentata delle attività anche nel mondo dello spettacolo.

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