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Cronaca Legnago / Via dell'Industria

Morte sul lavoro a Legnago, chiesto il rinvio a giudizio per il titolare della ditta

L'incidente è avvenuto il 5 aprile 2017 e costò la vita ad Eugenio Grasso. Il titolare dell'azienda è accusato di omicidio colposo, poiché i rilievi dello Spisal hanno rilevato il mancato rispetto delle norme speciali in materia di sicurezza sul lavoro

Sulla base della violazione di diverse norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, il pm di Verona Elvira Vitulli ha chiesto il rinvio a giudizio per M.N., 42enne di Peschiera del Garda, titolare della ditta in cui morì in un incidente sul lavoro Eugenio Grasso, nel 5 aprile 2017. L'accusa formulata dal pubblico ministero è omicidio colposo e il gip del tribunale scaligero Luciana Franzosi ha fissato l'udienza preliminare per il prossimo 13 aprile.

Eugenio Grasso era un quarantunenne di Isola della Scala, un autista e operatore di automezzi d'opera specializzato ed esperto. I familiari per fare piena luce sui fatti, attraverso il consulente personale Riccardo Vizzi, si sono rivolti a Studio 3A, società specializzata nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini.

Secondo la ricostruzione dello Studio 3A, Eugenio Grasso si trovava nel capannone dell'azione ed era impegnato nell'ennesimo carico. Da solo, stava smontando delle pesanti rampe di acciaio dal bordo posteriore del pianale di un autocarro della ditta. Aveva già smontato la rampa sinistra, ma facendo altrettanto con quella di destra, quest'ultima gli è improvvisamente franata addosso, colpendolo violentemente alla testa e scaraventandolo sul pavimento dell'opificio. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 che purtroppo hanno potuto soltanto constatare il decesso. Gli accertamenti sull'incidente, invece, sono stati eseguiti dai carabinieri di Cerea e gli ispettori dello Spisal dell'Ulss 9 Scaligera.

"L'infortunio si ritiene avvenuto a causa di inosservanza delle norme speciali in materia di sicurezza sul lavoro", ha concluso lo Spisal. E la responsabilità di far rispettare queste norme ricade sul titolare dell'azienda. E le norme non rispettate sono state poi riassunte dal pm nella sua richiesta di rinvio a giudizio. "Le indagini compiute dalla Procura confermano le valutazioni che avevano effettuato fin da subito anche i nostri esperti - ha commentato Ermes Trovò, presidente di Studio 3A - Alla base di questa ennesima morte bianca non c'è l'errore umano ma le gravi lacune nelle misure di sicurezza addebitabili all'azienda" 

Saremo a fianco dei congiunti di Eugenio fino in fondo per assicurare loro verità e giustizia ma anche un congruo risarcimento, che mai come in questo caso non è un capriccio - ha aggiunto Riccardo Vizzi, area manager di Studio 3A - Qui abbiamo una giovane vedova e due ragazzini rimasti orfani, che non hanno perduto solo il marito e il papà, ma anche l'unica fonte di reddito e di sostentamento della famiglia. Ci auguriamo che la compagnia di assicurazione dell'azienda, con cui abbiamo già preso contatti, non allunghi i tempi del risarcimento.

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