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Cronaca San Bonifacio / via Ritonda

San Bonifacio, centro islamico di via Ritonda: ordinata demolizione opere abusive

Dal Comune arriva uno stop alle attività dell'associazione Fraternità, con il divieto di utilizzo del capannone per assembramento di persone, almeno finchè non ne sarà verificata l'agibilità. Il centro apre lo stesso

L'8 luglio viene firmata un'ordinanza del Comune di San Bonifacio che vieta al centro islamico di via Ritonda di riunirsi nel capannone la cui agibilità è dubbia; inoltre, si ordina la demolizione delle opere abusive presenti. Nonostante ciò, in queste sere, nella sede dell'associazione Fraternità, le attività si sono svolte regolarmente, anche se i membri hanno richiesto l'uso del Palaferroli per lunedì 13, martedì 14 e venerdì 17.

Nessun commento è arrivato finora da Fraternità, ma su L'Arena hanno parlato Loredana Ferron e suo figlio Marco Colacicco, proprietari del capannone confinante. Proprio loro avevano chiamato i carabinieri lo scorso giugno perchè, nonostante la diffida del 9 giugno a utilizzare i locali non a norma, nel capannone continuavano a svolgersi incontri di preghiera per il Ramadan. Secondo Ferron e il figlio, l'ordinanza dell'8 luglio sarebbe frutto delle loro ultime denunce. Nell'ultimo documento emesso dal Comune, non solo si chiede di intervenire sulla messa in sicurezza dei locali, ma ci si interroga anche sul loro uso. I rappresentanti dell'associazione Fraternità, in un incontro organizzato i primi di luglio, avevano negato che il centro islamico fosse una vera e propria moschea, ma i dubbi permangono.

Prendendo a riferimento i sopralluoghi, come riporta L'Arena, l'ordinanza parla di "uso improprio dei locali posti al piano terra (la sala di preghiera) provvisti di certificato di agibilità a uso industriale-commerciale ma attualmente utilizzati per la sede di associazione culturale; assenza di certificazioni idonee a dimostrare la capienza massima di utilizzatori ammessi nei locali e il dimensionamento dei locali in funzione del loro utilizzo; assenza di certificazioni per l'utilizzo corretto dei locali sotto il profilo igienico-sanitario".

La Polizia, durante i sopralluoghi, ha generalmente contato all'interno del capannone tra le 250 e le 350 persone, un numero cospicuo che ha portato alla formulazione del "divieto di utilizzo difforme dalla destinazione produttiva in assenza di certificazioni attestanti l'idoneità degli immobili all'uso sociale e associazionistico". Se poi il centro islamico dovesse richiedere il certificato di agibilità a uso sociale, "è obbligatorio il rispetto delle normative igienico-sanitarie, antincendio, di sicurezza impiantistica e di sicurezza al sovraffollamento e deve essere fissata la capienza massima di persone ammissibile nella struttura". Chissà se Fraternità adempierà alle richieste e se la diatriba con i vicini arriverà a una conclusione.

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