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Cronaca Piazza delle Erbe

Verona. "Allo stadio il saluto romano non è reato", assolti i quattro ultras dell'Hellas

Sono arrivate le motivazioni del giudice del tribunale di Livorno che ai primi marzo assolse i tifosi scaligeri, incriminati per aver eseguito il saluto fascista allo stadio Picchi in occasione della trasferta del club scaligero

La sentenza di assoluzione dei quattro tifosi dell'Hellas, fermati in occasione della partita Livorno-Verona, è arrivata nei primi giorni di marzo e ora il giudice ha fornito anche le motivazioni che hanno portato a questa decisione. 

Come si può leggere sulle pagine del giornale L'Arena, i quattro inequivocabilmente fecero il saluto romano, come dimostrano le immagini delle forze dell'ordine, ma per il giudice del tribunale di Livorno "non è il gesto in sè ad essere punito ma la sua attitudine alla diffusione e alla pubblicizzazione di idee discriminatorie e violente". I supporter si resero protagonisti del gesto all'interno dello stadio Picchi e, di conseguenza, "all'interno di una manifestazione di carattere sportivo" ed era stato "posto in essere da parte della tifoseria ospite". Il contesto quindi ha reso non punibili i quattro, indagati per l'episodio del 3 dicembre 2011. 

Il giudice, il dottor Angelo Perrone, poi prosegue: "Gesti intrinsecamente gravi perchè provocatori in modo inequivocabile del fascismo ma tali elementi fanno dubitare fortemente che il gesto sia stato idoneo a pubblicizzare idee violente e discriminatorie, che sia stato finalizzato alla ricerca di consensi in questo senso e che abbia avuto concreta possibilità di raccogliere adesioni". La legge Scelba, che punisce questo tipo di reati, per essere applicata necessita della "pubblicità" di tali gesti fascisti, finalizzata all'obiettivo di ricostruzione del partito fascista. "Il legislatore esprime di certo la volontà e la necessità di approntare una tutela anticipata rispetto al concreto pericolo di una effettiva riorganizzazione di movimenti incitanti alla discriminazione e alla violenza ma l'anticipazione della tutela penale non può spingersi fino al punto di punire comportamenti che, per quanto esteriorizzati, siano carenti di concreta offensività rispetto al bene tutelato". 

Accolta quindi la tesi difensiva, con il magistrato che prosegue nella lettura delle motivazioni spiegando che una manifestazione sportiva, come quello in corso quel giorno al Picchi, "non è normalmente un luogo deputato a fare opera di proselitismo e propaganda politica. La manifestazione sportiva ha proprie connotazioni e propri scopi", nonostante non possa essere esclusa del tutto la strumentalizzazione dell'evento, viene messo in evidenza come l'atto del saluto romano sia stato utilizzato da persone in trasferta in una città "caratterizzata dalle sue radici antifasciste" e rivolto agli avversari. Infine si conclude dicendo che "Il tentativo di proselitismo - per mettere in pericolo una democrazia rinsaldata dall'esperienza di anni - deve avere caratteristiche più consistenti".

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