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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Inchiodato da una serie di esposti il ristoratore che minacciava i suoi dipendenti

L'indagine del Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Verona ha preso il via nel 2013, quando diverse accuse concordanti tra loro vennero presentate da più lavoratori

È partita nel 2013 l'indagine del Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Verona, che a portato all'arresto del legale rappresentante di una società di ristorazione che, tra le altre, gestisce l'Ippopotamo in piazza Brà: si tratta di Roberto Zanini, 52 anni. "Non è stato facile far parlare i dipendenti - hanno confessato gli inquirenti, come riporta il giornale L'Arena - erano spaventati, avevano paura di perdere il lavoro che comunque tra fisso dichiarato e nero raggiungeva i 1.300 euro mensili". 
I militari, nella notte di martedì, hanno dato esecuzione all'ordinza di applicazione di misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Gip Giuliana Franciosi, su richiesta del sostituto procuratore Giulia Labia. La prima ispezione venne eseguita nel giugno 2013, in seguito ai numerosi esposti, tutti concordanti tra loro, che arrivarono all'Ispettorato del lavoro: nell'occasione gli investigatori notarono subito una certa paura a parlare nei dipendenti, così li invitarono singolarmente a fare una deposizione. Nel corso della perquisizione infatti, vennero trovate alcune buste contrassegnate da nominativi e con del contante all'interno. Da lì è piano piano emersa una situazione che vedeva i lavoratori, obbligati dalla minaccia di perdere il posto, a lavorare anche 14 ore al giorno davanti ad una friggitrice: il tutto con contratti regolari solo per qualche ora a settimana, mentre le rimanenti venivano pagate in nero a sei o sette euro l'una.
Gli investigatori così hanno iniziato a mettere insieme i pezzi della vicenda e nell'ottobre 2013 è partita la perquisizione dei locali della sede amministritativa, che si trova sopra il ristorante di piazza Brà: da quel momento, fino a giugno 2014, è stato analizzato tutto il materiale sequestrato, così i tecnici informatici dell'Agenzia delle entrate hanno scoperto che la contabilità veniva tenuta su un doppio binario da due periti informatici assunti dal 52enne.
Sulla testa di Zanini quindi pende anche l'accusa di evasione fiscale: solo tra il 2005 e il 2012 infatti avrebbe evaso circa tre milioni di euro, nel conto quindi manca il periodo che porta al 2015. I carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro, in collaborazione con personale del nucleo investigazioni digitali dell'Agenzia delle Entrate di Venezia, hanno quindi sequestrato delle quote societarie di cinque società, vari depositi e titoli e 21 conti correnti bancari. Al ristoratore vengono inoltre contestate violazioni in materia di sicurezza nel luogo di lavoro per 774 mila euro, prescrizioni penali per somministrazione fraudolenta di manodopera per 531 mila euro, recuperi contributivi per ore in nero pari a 406 mila euro, violazioni amministrative in materia di lavoro per 450 mila euro, per un presunto imponibile non dichiarato di 4 milioni e mezzo, come riporta L'Arena.

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