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Cronaca Borgo Venezia / Via Montorio

Verona. Rivolta in carcere, insorgono i sindacati: "La situazione a Montorio è a rischio"

In una nota diffusa agli organi di stampa Nicola Budano, segretario provinciale UIL PA Penitenziari, commenta l'episodio che ieri mattina si è verificato nella casa circondariale veronese

Dopo la rivolta scoppiata ieri nel carcere di Montorio, il sindacato della Polizia Penitenziaria UIL richiama l'attenzione su una situazione sempre più complicata, denunciando anche episodi antecendenti a quelli del 7 aprile. Nel mirino del segretario provinciale Nicola Budano, finisco anche i recenti provvedimenti attuati in materia di carceri, visti come incompleti e pertanto dannosi per i lavoratori. Ecco la nota diffusa agli organi di stampa: 

"Nella tarda mattina di ieri, alle 12.30 circa un detenuto di origine magrebina per ragioni apparentemente futili, ha appiccato il fuoco a 2 materassi presenti all’interno della propria cella, provocando la propagazione di un fumo tossico all’interno della sezione e gettando nel panico sia il personale che i detenuti.
A quanto pare – dichiara Nicola Budano segretario provinciale UIL PA Penitenziari - le ragioni che hanno spinto il detenuto a compiere l’insano gesto sono da attribuirsi ad una protesta nei confronti della Direzione “colpevole” di avergli rifiutato la possibilità di cambiare sezione.
Da rilevare che a quell’ora i detenuti erano tutti chiusi all’interno delle loro celle e di conseguenza le operazioni di evacuazione sono state particolarmente difficili. I detenuti sono stati fatti confluire all’interno dei cortili passaggio, all’aria aperta, per evitare situazioni ben più gravi.
Durante le fasi dell’intervento, comunque – aggiunge Budano - le conseguenze peggiori le hanno riportate 12 poliziotti penitenziari che a causa dell’inalazione dei fumi sono stati inviati presso i vari pronto soccorso della Città e 7 di loro hanno dovuto ricorrere alla camera iperbarica per le cure del caso.
Non bastasse tutto questo c’è da porre in evidenza che nel corso della mattinata un'altro agente di Polizia Penitenziaria è dovuta ricorrere a cure mediche perché vittima di un aggressione da parte di un altro detenuto magrebino che lo ha colpito con una macchinetta del caffè.
Per concludere sabato 4 aprile l’ennesimo episodio di violenza ha avuto quali protagonisti due agenti di Polizia Penitenziaria che, sempre per futili motivi, sono stati minacciati con lame rudimentali ricavate da lamette da barba in quanto colpevoli di aver relazionato precedenti loro scorretti comportamenti.
Pur senza voler alimentare inutili allarmismi – prosegue il sindacalista della UIL - non possiamo esimerci dal porre in evidenza che la situazione all’interno di Montorio è a rischio per chi lavora nei reparti detentivi.
Le aggressioni, le violenze, i comportamenti scorretti, gli atti di sopraffazione sono sempre più frequenti e agevolati - secondo la UIL -, dall’avvio del c.d. “regime aperto” che consente ai detenuti una maggiore libertà di movimento all’interno delle sezioni.
Un regime detentivo innovativo che però presuppone due elementi imprescindibili quali la premialità dei comportamenti e il rigido rispetto delle regole di civile convivenza.
Il problema però è che la stragrande maggioranza dei detenuti presenti nei reparti a “regime aperto” è di nazionalità extra comunitaria, quasi sempre senza una famiglia e/o riferimenti esterni e questo, evidentemente, fa venir meno l’interesse a mantenere comportamenti corretti.
Non aiutano nemmeno le disposizioni di servizio interne troppo spesso inadeguate e inattuali al punto da vanificare l’attività del personale.
Tornando all’episodio di ieri – conclude Budano - non possiamo esimerci dal rilevare l’assenza di dispositivi di protezione individuale e l’assenza di un piano di evacuazione che, evidentemente, nel documento di valutazione dei rischi (decreto legislativo 81/2008) non sono stati contemplati.
Nelle operazioni sono intervenute anche 2 equipaggi dei vigili del fuoco e 4 autoambulanze.
Nel primo pomeriggio è intervenuto anche il Provveditore Regionale dell’amministrazione penitenziaria, Dr. Enrico Sbriglia, che ha potuto rendersi conto personalmente della situazione. L’auspicio è quello che una volta valutate le responsabilità siano adottati provvedimenti esemplari nei confronti dei soggetti coinvolti".

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