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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Autonomia, le province venete sono favorevoli. E anche Mentana è per il Sì

Il direttore del Tg di La 7: "La neonata repubblica italiana concedette statuti speciali, ma ora tutto questo semplicemente non ha senso e crea più sperequazioni di quante non ne sani"

Anche le province venete si schierano con la Regione nella battaglia per ottenere maggiore autonomia dallo Stato centrale. Una battaglia che si combatte da tempo e che con il referendum del prossimo 22 ottobre potrebbe aprire nuovi scenari. Scenari che vedranno anche il contributo degli enti provinciali. Questo è ciò che è stato concordato ieri, 4 ottobre, nell'incontro tra il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e i presidenti delle province venete, tra cui anche Antonio Pastorello, in rappresentanza della provincia di Verona.

Nel pieno rispetto istituzionale - ha detto Zaia - le province hanno deciso di avviare un percorso con la Regione su questa partita. Ho accolto la richiesta perché le porte della Regione sono aperte a tutti. Dovremo definire che modello di Regione vogliamo con tutta l'autonomia che riusciremo ad ottenere e che dovrà essere gestita dai territori. Non vogliamo sostituire al centralismo statale un neocentralismo regionale.

Sul tema dell'autonomia Zaia è intervenuto su Radio 24 durante il programma 24 Mattino, spiegando l'importanza dell'affluenza per il referendum del 22 ottobre. "Più pesante sarà l’affluenza, più pressione riusciamo a fare su Roma per avere queste competenze che potremmo avere avuto da 16 anni ma mai nessuna regione ha avuto. Non chiediamo nulla che non sia previsto dalla Costituzione. Ci sono 23 materie delegabili alla regione e Noi le chiediamo tutte, dalla prima all'ultima".

Infine ieri sera, via Facebook, il referendum ha ricevuto un sostegno importante da parte del direttore del Tg di La 7 Enrico Mentana

Al di là degli interessi contingenti delle forze politiche, credo che sarebbe utile per il paese una vittoria del Sì - ha scritto Mentana riferendosi ai referendum di Veneto e Lombardia - Avrebbe un valore non vincolante, ma significativo. Non porterebbe le due regioni fuori dall'Italia neanche per un millimetro, ma farebbe aprire con decisione il dibattito sulla differenza, non più giustificata, tra regioni ordinarie e regioni a statuto speciale. Condizioni storiche e convenienze politiche portarono la neonata repubblica italiana a concedere statuti speciali a valdostani, sudtirolesi, trentini, friulani, giuliani, sardi e siciliani. Ora tutto questo semplicemente non ha senso, e crea più sperequazioni di quante non ne sani.

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