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Cronaca

Rapinava utenti bancomat, arrestato giovane albanese

Al suo attivo un furto e una tentata rapina, sempre davanti allo stesso terminale di via Murari Br

Operava sempre nello stesso luogo, davanti allo sportello bancomat di via Murari Brà. Appartato quanto basta per poter minacciare le sue vittime con una scacciacane e costringerle a prelevare soldi direttamente dal conto corrente. Un modus operandi collaudato, che si era rivelato vincente. Almeno fino a lunedì. La squadra mobile della Questura di Verona ha eseguito lo scorso lunedì l’arresto di Vangjel Meca, cittadino albanese classe ’82, senza regolare permesso di soggiorno. Al suo attivo una rapina a mano armata lo scorso 15 dicembre e un tentato furto il 3 dicembre. Aveva collezionato diversi precedenti, sempre per piccoli furti. Stamattina è stato convalidato l’arresto del giovane. 

La sera del 15 novembre un ragazzo aveva appena prelevato dal bancomat 20 euro per acquistare una ricarica per il telefono e le sigarette. Finita la trasazione, viene avvicinato da un ragazzo. il suo abbigliamento non fa presagire nulla di buono: indossa un cappello e gli occhiali da sole, nonostante sia ormai buio. Questo tira fuori dal giubbino una pistola e parlando a metà tra inglese e italiano stentato minaccia il malcapitato intimandogli di compiere una nuova operazione. Il giovane viene alleggerito di 250 euro (a cui vanno aggiunti i 20 appena prelevati) e della sim del telefono cellulare.

Stesso scenario, a distanza di un mese. È il 3 dicembre e manca poco a mezzanotte. Due ragazzi stanno parlando vicino alla propria auto, quando dal nulla sbuca fuori Vangjel Meca, di nuovo con la sua pistola. Questa volta punta più in alto e intima ai due di consegnargli la macchina. I due propongono invece di effettuare un prelievo. Meca accetta, controllando a stretto contatto i movimenti dei giovani. Mentre il primo esegue l’operazione con la pistola puntata alla schiena, il secondo con un rapido movimento si gira e inizia una colluttazione. In netta difficoltà, Vangjel spara tre colpi. I ragazzi, dapprima terrorizzati, si scoprono incolumi: la pistola del malvivente non è altro che una scacciacane, poco più di un giocattolo ma abbastanza scenografica ed impressionante da sembrare vera. La lotta ricomincia e il rapinatore è costretto alla fuga, dopo aver abbandonato pistola e giubbino.

I due sporgono subito denuncia in Questura: il ragazzo albanese viene dunque identificato grazie al passaporto trovato nelle tasche della giacca. Nel giubbino viene ritrovato un’ulteriore indizio: l’indirizzo del Casinò Verona di via Adigetto, una sala gioco di slot machine. Proprio li, il malvivente viene infine arrestato.

“È da applaudire il coraggio e il sangue freddo dei due ragazzi, che hanno saputo agire tempestivamente nonostante la pressione del momento – ha dichiarato il dirigente della Squadra Mobile Giampaolo Trevisi -. Nonostante ciò non consigliamo di agire in questo modo. Sono stati molto fortunati: se si fosse trattato di una pistola vera non saremmo qui a parlare di tentata rapina ma di qualcosa di ben più grave”.

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