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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca San Zeno / Corso Castelvecchio

I quadri di Castelvecchio nascosti tra i cespugli in attesa di essere venduti

La polizia di frontiera ucraina ha trovato le preziose opere al confine con la Moldavia, nascosti in un telo di plastica nero. L'operazione ha dato vita anche ad un numero ancora imprecisato di arresti

Una lunga ricerca, inziata il 19 novembre scorso con il clamoroso furto al Museo di Castelvecchio di 17 preziose tele, si è conclusa il 6 maggio con l'operazione della polizia di frontiera ucraina, che le ha ritrovate al confine fra Moldavia e Ucraina, nell'isola di Turunciuk, celate da un telo nero di plastica e nascoste in mezzo alla vegetazione, come se non si trattasse di un bottino del valore di alcuni milioni di euro. 
L'annuncio del ritrovamento però è stato dato solamente nel pomeriggio dell'11 maggio dal  presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko, che ha convocato una conferenza stampa per rendere ufficiale la buona riuscita dell'operazione che ha permesso di ritrovare le opere d'arte sottratte a Verona che, dalle immagini mostrate in Ucraina, sembrerebbero ancora in buono stato. 

Viktor Nazarenko è il comandante della polizia di frontiera ucraina che ha fornito alcuni dettagli del ritrovamento. Stando a quanto affermato dalle forze dell'ordine dell'est europeo, gli arresti messi a segno a metà marzo avrebbero spinto i malviventi a spostare i quadri dalla Repubblica Moldova alla regione di Odessa, in attesa del calmarsi delle acque per procedere poi alla vendita (che secondo un giornale ucraino si sarebbe dovuta concludere con un ricco collezionista d'arte ceceno, riferisce L'Arena). Secondo l'agenzia Tass, gli spostamenti del "tesoro di Verona" sarebbero stati fatti sfruttando i trasporti postali internazionali e al momento del suo ritrovamento si suppone stesse per essere riportato in Moldavia. 

Nel corso di questa operazione sarebbero scattati nuovi arresti, anche se non si conoscere ancora il numero preciso delle persone ammanettate e la loro nazionalità: la vicenda infatti potrebbe non essersi ancora conclusa e portare a nuovi sviluppi. 

Determinante nella buona riuscita di questa azione il lavoro di squadra tra il Comando tutela patrimonio culturale dei carabinieri, la centrale operativa della polizia di Stato e la squadra mobile scaligera, il cui personale per settimane è rimasto nell'est europeo per seguire da vicino la vicenda, che pare aver trovato il suo lieto fine. 

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