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Giovedì, 25 Aprile 2024

Prostituzione in un night club, a disposizione dei clienti anche un letto: locale sequestrato e due arrestati

L'indagine della guardia di finanza di Verona ha preso il via in seguito ad un controllo mirato al contrasto del lavoro nero o irregolare, che ha portato alla luce alcuni elementi che hanno fatto ipotizzare agli inquirenti che il locale venisse utilizzato anche per l'attività illecita

Favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. È l'accusa che ha portato i finanzieri del comando provincia di Verona, al termine delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, ad eseguire la scorsa notte l'ordinanza del gip del tribunale di Verona, che ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due cittadini italiani e il sequestro di un noto e frequentato locale notturno del capoluogo scaligero. 

Le indagini delle Fiamme Gialle veronesi hanno mosso i primi passi sul finire dello scorso anno in occasione di un controllo, eseguito negli orari di esercizio dell’attività del night club, mirato al contrasto del lavoro nero o irregolare. Dopo il periodo di emergenza dovuto alla pandemia, il locale infatti era tornato a essere pubblicizzato sui canali social e ad essere frequentato da numerosi clienti. 
Nel corso di queste verifiche i finanzieri avrebbero identificato numerose "figuranti di sala", tra cui alcune prive di contratto di lavoro, intente a "intrattenere" i clienti e notavano vari "camerini" dotati di divanetti e pali da lap dance, oltre ad un locale, situato in una sorta di area privé, allestito addirittura con un letto matrimoniale. Sono scattate quindi le previste "maxi sanzioni" ed è stato interessato il competente Ispettorato del Lavoro per la sospensione dell’attività, in quanto la manodopera “in nero” era superiore del 10% di quella regolarmente impiegata.

Negli uffici dei gestori del locale, i quali sarebbero si sarebbero mostrati piuttosto agitati per l'inspettata "visita" delle forze dell'ordine, i militari avrebbero rilevato alcuni elementi ritenuti di rilievo, come un gran numero di confezioni di profilattici, alcune scatole di farmaci normalmente utilizzati per disfunzioni erettili e documentazione utile per la ricostruzione e ripartizione dei pagamenti delle prestazioni. Questo ha permesso alla guardia di finanza di ipotizzare che il locale fosse utilizzato come vero e proprio centro di prostituzione e la procura, una volta avvisata, ha così disposto specifici approfondimenti investigativi.

I riscontri alle ipotesi degli inquirenti sarebbero arrivati dalle successive indagini tecniche, che avrebbero permesso di acquisire elementi oggettivi sullo svolgimento abituale dell'attività di prostituzione all'interno del locale. Inoltre, grazie all’analisi della documentazione sequestrata, le Fiamme gialle avebbero potuto verificare che i proventi dell'attività (corrisposti in contanti o addirittura con pagamenti elettronici effettuati dai clienti, in alcuni casi anche durante la consumazione dei rapporti sessuali) fossero ripartiti in ben precise quote percentuali tra le ragazze (italiane e straniere, prevalentemente dell’Europa dell’Est) e l’effettivo "gestore" del night club. Quest’ultimo, già gravato da specifici precedenti di polizia e recentemente condannato per fatti del tutto analoghi, avrebbe operato con la complicità del formale titolare e rappresentante legale del locale, anch’egli ora sottoposto alla misura cautelare.
Dagli elementi sinora raccolti sarebbe emerso che la tariffa media (a tempo) per l’ottenimento di prestazioni sessuali era di circa 50 euro ogni 10 minuti.

Entrambi gli uomini sono indagati, in concorso tra loro e in ulteriore concorso con tre dipendenti che sarebbero state incaricate di riscuotere l’importo pattuito per le prestazioni, per “esercizio di una casa di prostituzione, sfruttamento e favoreggiamento”, aggravato da aver commesso il reato a danno di più persone con rapporto di dipendenza (art. 3 e 4 L. 75/58 cd. Legge Merlin).

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