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Cronaca

Sfruttamento della prostituzione, due donne arrestate. Perquisizioni anche a Verona

Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile della polizia di Mestre

Due donne di nazionalità nigeriana arrestate e oltre una decina di persone che risulterebbero indagate nell'ambito di un'indagine sul traffico e lo sfruttamento della prostituzione con fulcro a Mestre. È quanto evidenzia VeneziaToday che riferisce di un'operazione eseguita dalla squadra mobile di Venezia e coordinata dalla pm Tonini della direzione distrettuale antimafia. Al centro delle indagini vi sarebbero dunque due donne, una di 40 e l'altra di 50 anni, le quali in base alle accuse avrebbero gestito per diverso tempo un giro di giovani ragazze fatte giungere dalla Nigeria e poi costrette a prostituirsi.

Proprio in questi giorni, gli agenti della squadra mobile, su ordinanza firmata dal gip Massimo Vicinanza, avrebbero quindi eseguito le due misure cautelari in carcere nei confronti delle donne e allargato ulteriormente i contorni del traffico. Tra i riscontri avuti nel corso delle indagini, vi sarebbe anche quello che alcuni degli indagati si sarebbero trovati fuori Mestre. In particolare, sette perquisizioni sarebbero state eseguite tra Padova e Verona nei confronti di altre persone che apparterrebbero allo stesso gruppo di sfruttatrici e che risulterebbero quindi indagate per gli stessi reati. Tra i crimini ipotizzati c'è anche il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Gli accertamenti sarebbero partiti due anni fa dalla segnalazione di una delle giovani donne sfruttate, la quale, controllata durante un pattugliamento della polizia, avrebbe deciso di confidarsi e denunciare la situazione. A quel punto avrebbe raccontato di un sistema criminale e umiliante che sarebbe poi stato verificato nel corso delle indagini. Le ragazze sarebbero state convinte a lasciare la Nigeria e, attraverso la Libia, a raggiungere l'Italia tramite barconi. Giunte nella terraferma veneziana si sarebbero di volta in volta trovate con un debito di 25mila euro da ripagare, il famigerato "prezzo della liberazione", e quindi costrette a prostituirsi per restituire i soldi.

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