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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Centro storico / Via Giuseppe Mazzini

Proposta di legge regionale sui luoghi di culto: principi omogenei e referendum

I consiglieri regionali della Lista Tosi hanno presentato una proposta di legge che regoli in modo efficace, la possibilità del sorgere di nuovi insediamenti adibiti al culto nel territorio veneto

Sono tanti i casi nel Veronese che hanno visto montare discussioni fiume in merito all'insediamento di centri culturali islamici, o alternativamente luoghi di culto, sul territorio: si va da Arcole a Monteforte, ma anche Roncà e San Bonifacio. Sul tema è stata pensata una nuova legge da parte dei consiglieri regionali della Lista Tosi, Casali, Negro, Bassi e Conte che in sostanza propongono di delegare in ogni caso ai cittadini già residenti, la decisione in merito all'eventuale insediamento di nuovi luoghi di culto.

A spiegare di che si tratta è il consigliere Bassi, il quale come riferisce l'Arena spiega: "L'obiettivo è individuare principi omogenei che superino il fai da te e la selva di norme dei singoli strumenti urbanistici". Dal punto di vista urbanisco qualsiasi struttura con finalità cultuali secondo la proposta, dovrebbe poter sorgere solo nella zona F, vale a dire in quell'area la cui destinazione d'uso è riservata a progetti d'interesse generale. E sempre all'interesse generale fanno appello i consiglieri tosiani, quando propongono che sia sempre di volta in volta la popolazione residente a decidere attraverso un referendum consultivo se dare o meno il via libera alla costruzione nel proprio Comune d'apparteneza di un nuovo luogo di culto. In merito pare legittimo domandarsi se tutto ciò riuscirà comunque a garantire il diritto alle minoranze religiose di "esprimersi, preservare e sviluppare" la propria "identità etnica, culturale, linguistica e religiosa", così come vorrebbe la legge nazionale del 28 agosto 1997, n. 302 (entrata in vigore il 1° marzo 1998).

Ad ogni modo, come riferito dall'Arena, cavalca l'onda lunga del doppio no sulla vicenda di Monteforte il consigliere Bassi che ricorda come tali sentenze stabiliscano "un interessante precedente per tutta un'altra serie di casi che stiamo seguendo. Lo avevamo detto fin dall'inizio che quell'attività in quella zona non poteva starci e fortunatamente la mobilitazione ha costretto il sindaco a ordinare dei controlli che hanno ovviamente evidenziato come nel capannone preso in affitto non si stesse realizzando un bagno supplementare, come dichiarato nella segnalazione certificata di inizio attività depositata in Comune, ma una vera e propria moschea".

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