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Cronaca Centro storico / Piazza Francesco Viviani

Verona. Dietrofront di Poste Italiane. Viene sospesa la chiusura degli 11 uffici provinciali

Con un comunicato stampa l'azienda avvisa della decisione di rinviare a data da destinarsi del provvedimento, in attesa di un approfondimento del tema insieme alle istituzioni regionali

Il 13 aprile 2015, 455 uffici postali in tutta Italia dovrebbero chiudere i battenti, 11 di questi si trovano nella provincia di Verona, ma il countdown si è improvvisamente fermato. La data fissata nel mese di febbraio da Poste Italiane è stata annullata dalla stessa azienda, che poi non l'ha sostituita con una nuova. Tirano quindi un sospiro di sollievo gli abitanti di Pesina e Spiazzi (Caprino), San Briccio (Lavagno), Costalunga (Monteforte), Ca' degli Oppi (Oppeano), Coriano (Albaredo d'Adige), Correzzo e San Pietro in Valle (Gazzo), Asparetto (Cerea), Pacengo (Lazise) e Sandrà (Castelnuovo). Per l'ufficio di Selva di Progno erano invece state previste riduzioni di orario.

Questo il comunicato stampa in cui si annuncia la nuova decisione: 

Poste Italiane procederà all'attuazione del piano di razionalizzazione dopo aver completato il dialogo avviato con le Regioni, per l'analisi di dettaglio dei territori; seguendo le indicazioni del Mise atte al coinvolgimento delle istituzioni locali.
La presenza territoriale è elemento fondante del Piano industriale di Poste che ha come principale obiettivo quello di includere tutti i cittadini nella trasformazione digitale e di migliorare continuamente la qualità del servizio.
Attraverso una scrupolosa analisi delle esigenze reali del Paese, in piena ottemperanza con il quadro normativo che garantisce il servizio universale postale, consapevoli del ruolo sociale e di mercato attribuito alla rete degli uffici, siamo impegnati a garantire capillarità alla nostra presenza coniugandola con l'esigenza di una sempre più necessaria efficienza verso la popolazione.
Insieme alle Istituzioni Regionali approfondiremo il tema della nostra presenza territoriale continuando ad informare i territori sulla normativa all'interno della quale ci muoviamo con l'obiettivo di portare a casa dei cittadini nuovi e utili servizi.
A valle di questo ulteriore confronto, conciliando le esigenze aziendali con le istanze e le possibili eccezioni rappresentate dai territori, daremo attuazione alla trasformazione della nostra azienda.

Tutto quindi viene rimandato a data da destinarsi. Probabilmente a pesare su questa piccola marcia indietro, ci sono anche le varie iniziative prese dai comuni interessati, che hanno inviato lettere ai vertici di Poste Italiane, raccolto firme tra la cittadinanza (iniziativa ancora in corso) e spedito una missiva firmata dai nove primi cittadini, da presidente della Provincia Pastorello e da alcuni rappresentanti sindacali al presidente del Consiglio Renzi, al Mise, ai parlamentari scaligeri e all'A.D. di Poste Italiane Francesco Caio. 

Firmata il 5 marzo, la lettera era stata seguita dall'arrivo del cartello di chiusura da esporre negli uffici, giunto l'11 marzo, e dalla successiva comunicazione via fax che diceva di toglierlo fino a nuova comunicazione. Anche l'Anci si è mossa, sia a livello regionale che a livello nazionale, chiedendo a Luca Zaia un tavolo di concertazione con i Comuni ma l'incontro non è stato ancora fissato.

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