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Cronaca Lazise / Via Gardesana

Furti di bici nei garage e spaccate nei negozi anche della provincia di Verona: la lunga indagine della polizia di Padova

Le indagini sono iniziate più di un anno fa e riguardano venticinque differenti episodi in numerose provincie del Veneto e del nord Italia

La squadra mobile della questura di Padova, a conclusione di un'attività di indagine condotta sotto il coordinamento della procura di Padova, ha eseguito martedì 30 maggio, una misura cautelare emessa dal Gip nei confronti di due giovani moldavi di 22 e 23 anni, entrambi residenti in provincia di Padova. Secondo quanto riferito dalle forze dell'ordine e riportato da PadovaOggi, il primo è stato accompagnato in carcere, mentre per il secondo è stato disposto il divieto di dimora in Veneto. Nei guai sarebbe poi finito anche un cittadino serbo quarantatreenne di Breganze (Vicenza), al quale risulterebbe essere stata inflitta la misura restrittiva dell'obbligo di dimora nel Comune di residenza.

Secondo la ricostruzione operata dalla polizia, i tre destinatari della misura cautelare farebbero parte di un gruppo, quasi tutto composto da cittadini moldavi, di dieci persone nei cui confronti sarebbero stati raccolti elementi che li vedrebbero protagonisti di «furti in abitazione e negozi soprattutto di biciclette». Nel complesso sarebbero «venticinque in tutto» gli episodi a loro attribuiti. Nei confronti degli indagati, infatti, verrebbero contestati a vario titolo «diverse ipotesi di furto, ricettazione e riciclaggio», costituenti «una parte del totale dei furti complessivamente ricostruiti» e che sarebbero stati commessi «anche dai restanti indagati tra il dicembre del 2021 ed il maggio del 2022 tra Padova, Verona, Treviso, Bergamo, Brescia, Verese e Reggio Emilia». I danni, complessivamente, ammonterebbero a «centinaia di migliaia di euro».

Sempre sulla base delle accuse mosse nei loro confronti, gli indagati avrebbero operato scegliendo quali obiettivi i garage di pertinenza delle abitazioni private, ma anche i negozi di rivendita di bici di alta gamma, dei quali sarebbero stati soliti sfondare le vetrine «con mezzi rubati utilizzati come "arieti"». Un dettaglio interessante che è stato rivelato per quanto riguarda i furti nei garage, pare che il gruppo facesse preventivamente «uno studio sui social» dove avrebbe attinto «notizie tra gli appassionati di ciclismo», grazie alle quali avrebbero quindi compreso quali mezzi erano custoditi, per poi «entrare in azione». 

L'indagine sarebbe quindi iniziata nel febbraio del 2022, quando la squadra mobile di Padova avrebbe «eseguito un provvedimento di arresto provvisorio emesso dall'autorità giudiziaria moldava». Nello specifico gli agenti avrebbero «individuato a Selvazzano l'abitazione dove si sospettava che venisse ospitato il destinatario del mandato d'arresto». Qui, nel corso della perquisizione, sarebbero «spuntate bici e componentistica per complessivi 60mila euro di bottino». Il tutto sarebbe «già stato smembrato ed imballato pronto per essere fatto sparire». Nell'occasione, la refurtiva è stata restituita ai legittimi proprietari e pare facesse parte di furti in garage che sarebbero stati compiuti nei giorni precedenti in più province del Veneto. 

Le indagini sono quindi proseguite analizzando le memorie dei telefoni sequestrati al catturato e alla persona che lo ospitava, ovvero il ventiduenne che è stato poi arrestato martedì 30 maggio. Gli investigatori, infatti, avrebbero appurato che il ventiduenne avrebbe «ricettato numerose altre biciclette compendio di furto», nonché «partecipato anche ad alcuni furti in abitazione». A riprova di ciò, la polizia evidenzia che l'uomo avrebbe «inviato via Whatsapp numerose immagini di biciclette compendio di furto, corredate di prezzi d'acquisto, ad un uomo di 43 anni serbo residente a Breganze». Quest'ultimo è stato ieri destinatario della misura dell'obbligo di dimora. Le fotografie trovate nella memoria del telefono avrebbero riportato «la data e l'ora dello scatto e, in alcuni casi, anche la localizzazione del telefono nel momento in cui era stato effettuato». Proprio grazie a questo dettaglio sarebbe quindi emerso che quasi tutte le foto sarebbero state scattate «a poche ore dai furti, dal garage corrispondente all'abitazione dove i poliziotti hanno rintracciato il ricercato». 

Si è quindi arrivati allo scorso 13 maggio 2022, quando all'uscita di Padova Ovest gli agenti della squadra mobile avrebbero fermato il cittadino serbo di 43 anni che sarebbe stato «trovato in possesso di 10 biciclette rubate». Di qui il successivo arresto con l'accusa di «riciclaggio». Le dieci bici sarebbero risultate «provento di furti commessi tra marzo e maggio 2022» e, in particolare, nei Comuni di Resana (Treviso), Villa D'Almè (Bergamo), Pastrengo (Verona), Mazzano (Brescia), Lazise (Verona), Montebelluna (Treviso) e Castelnovo di Sotto (Reggio Emilia). Analizzato anche il telefono del cittadino serbo, i poliziotti della squadra mobile sarebbero infine risaliti a «numerose chat incentrate su trattative per la vendita di biciclette provento di furti, con la successiva indicazione del luogo dove le stesse erano state momentaneamente custodite». Grazie inoltre all'«intercettazione dell'utenza telefonica» e all'«installazione sul suo furgone di un sistema di localizzazione satellitare», gli agenti avrebbero appurato come il mezzo venisse «utilizzato esclusivamente per recarsi nei luoghi indicatigli dagli altri indagati allo scopo di prelevare le biciclette provento di furto». Bici che sarebbero poi state «trasportate presso la sua abitazione e custodite all'intemo dell'annesso garage, prima di essere smontate e confezionate in grandi sacchi di cellophane neri, quindi esportate in Serbia».

Ai fini dell'indagine, si sarebbero rivelate utili anche le immagini ricavate dalle telecamere di videosorveglianza di alcuni dei negozi derubati. I video, infatti, avrebbero consentito di «individuare meglio» e poi «identificare» una buona parte dei presunti autori delle spaccate. Quest'ultime, secondo quanto riferito, sarebbero state compiute «utilizzando mezzi furgonati o crossover in precedenza rubati, con danni patrimoniali di rilevante gravità». In base a quanto si apprende, per quel che riguarda i restanti sette indagati, ovvero per gli altri episodi nelle varie province del nord, il Gip di Padova si sarebbe dichiarato «incompetente», disponendo quindi la trasmissione degli atti alle diverse procure, alle quali è pertanto rinviata la valutazione delle prove raccolte e l'eventuale richiesta di misure cautelari.

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