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Cronaca Montecchia di Crosara

Pietro Maso si racconta: ad aprile arriva in libreria la sua autobiografia "Il male ero io"

L'uomo che nel 1991 uccise i suoi genitori nel suo libro-confessione parla della notte del delitto, degli anni in carcere, della sua conversione religiosa e del suo pentimento. Un testo che non mancherà di far discutere, anche a causa della scrittura lucida e senza censure

Ha destato sicuramente parecchio scalpore la notizia dell'imminente liberazione di Pietro Maso, l'uomo che il 17 aprile 1991 uccise a sangue freddo i suoi genitori a Montecchia di Crosara per ottenerne l'eredità. Ora, però, arriva una nuova informazione sul futuro di Maso: a quanto pare l'assassino veronese sarà infatti in tutte le librerie con il suo libro confessione intitolato "Il male ero io", in uscita per Mondadori il giorno dopo il suo rilascio, ovvero il prossimo 16 aprile.

IL TESTO - Per il delitto Maso venne condannato a 30 anni, che con l'indulto e gli sconti di pena per buona condotta sono diventati 22. A quanto pare il galeotto ha sfruttato le due decadi di condanna per stendere la sua versione dei fatti attraverso un testo che, come suggerisce il titolo, non sembra essere particolarmente indulgente nei confronti del suo stesso autore. "Sono in piedi accanto ai loro corpi. Morti - scrive Maso nel libro - Sono in piedi ma non ho percezione di me. Una linfa gelata mi è entrata dentro, nelle vene, nelle ossa, nel cervello". Nel volume, Maso parla del sogno della "bella vita", della notte del massacro, degli anni trascorsi in carcere, della sua conversione religiosa, del lungo e travagliato percorso intimo, fatto di pentimento, di preghiera, di perdono.

LUCIDO ORRORE - Una testimonianza potentissima, scioccante, che mette il lettore faccia a faccia con il male, con la sua logica folle e agghiacciante. Ma che indica anche una via possibile di redenzione e riscatto. "Vado in bagno. Devo lavarmi", continua il racconto di Maso che toglie il fiato per il lucido ricordo dell'orrore. "Apro a manetta l'acqua calda, tengo la testa bassa. Fisso le macchie sul dorso delle mani. E' sangue. E' il sangue di mio padre. E' il sangue di mia madre. Ci è schizzato sopra, sulle dita. Ma io lo vedo allargarsi sulla pelle, dappertutto. Schiaccio sul dosatore del sapone. Schiaccio, ne voglio tanto. Devo lavarmi bene. Lavo e lavo e lavo ancora. Non so quanto dura: attimi, minuti, mesi, anni. Alzo gli occhi, punto lo specchio. Mi vedo. Mi vedo. E' la mia faccia. E non è la mia faccia. Sono io. E non sono io. Giorgio mi spunta alle spalle. A bruciapelo gli chiedo: 'Guardami, guardami bene: sono diverso?'. Giorgio non capisce: 'Che...? In che senso diverso? Sei tu. Chi cazzo vuoi essere?'. 'Mi vedo cambiato... Non so... Sembro più vecchio.' Il male aveva accelerato improvvisamente la mia vita".

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