Gli uomini della Questura di Verona, nel pomeriggio di venerdì, hanno messo la parola fine ad una brutta storia di prostituzione. 
A contattare il 113 e chiedere l'intervento della Polizia in via Albere, è stata una cittadina di origini bosniache, la quale ha affermato di essere stata minacciata di morte da un soggetto a lei conosciuto, dopo una lite avvenuta la sera precedente. Agli agenti la donna ha raccontato di essere intervenuta in difesa della moglie dell'uomo segnalato, da tempo costretta a prostituirsi contro la sua volontà e sotto la minaccia di violenze.

Da due giorni la donna si era nascosta in casa di un'altra "lucciola" e quando i poliziotti, una volta raccolta la segnalazione, sono arrivati sul posto, l'hanno trovata con un polso rotto e diverse ecchimosi sul corpo. La ragazza a quel punto ha ammesso di essere da tempo vittima delle violenze del marito: dopo il matrimonio infatti l’aveva seguito in Italia con l’illusione di una vita agiata, ma ben presto è stata costretta a prostituirsi per strada per racimolare denaro.

L'uomo è stato così individuato all'interno di un bar di via Albere: K.A., 54enne bosniaco, è stato identificato ed arrestato con le accuse di induzione, sfruttamento della prostituzione, minacce aggravate e lesioni personali, come disposto dal Pm Ormanni. Portato nella casa circondariale di Montorio in attesa dell'udienza di convalida e dell’interrogatorio di garanzia, martedì mattina lo straniero ha visto il Gip convalidare il provvedimento e disporre nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere. 

La moglie invece, K.M. di 27 anni e a sua volta bosniaca, è stata medica all'ospedale di borgo Trento e messa in contatto con il centro anti-tratta che si occupa di aiutare donne vittime di episodi di questo tipo.