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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Via Carlo Giannella

Scatta il piano di sorveglianza dell'Ulss 9 sulla popolazione esposta a Pfas

Il programma di biomonitoraggio riguarda i cittadini nati tra il 1951 e il 2002, residenti o domiciliati nelle aree ritenute di massima esposizione, che riceveranno una lettera di invito a domicilio

A partire dal 2 maggio l’Ulss 9 Scaligera ha previsto di dare attuazione al Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) disposto dalla Regione del Veneto, attraverso la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’ Ulss 6 Euganea e dell’Ulss 8 Berica.

Del programma di biomonitoraggio sono stati informati con una lettera i sindaci dei comuni interessati e i medici di medicina generale del territorio. Questo l’elenco dei Comuni: Albaredo D'Adige, Arcole, Cologna Veneta, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella, Zimella, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago. Minerbe e Terrazzo.

Il modello organizzativo prevede un’attività di screening sulla popolazione nata tra il 1951 e il 2002, residente o domiciliata nelle aree ritenute di massima esposizione, che riceverà una lettera di invito a domicilio. I soggetti interessati saranno gradualmente convocati presso uno degli ambulatori attivati presso l’Ospedale “Mater Salutis” di Legnago, per eseguire un prelievo di sangue e un esame delle urine. Risponderanno, inoltre, a un questionario somministrato da personale sanitario. I campioni di sangue raccolti saranno analizzati, per il dosaggio dei Pfas, presso i laboratori di Arpav Verona ed entro 30 giorni dall’esecuzione del prelievo di sangue l’utente riceverà l’esito degli esami eseguiti. Tutte le prestazioni saranno offerte ed erogate in totale gratuità. Il Centro Screening di Montecchio Maggiore, coordinato dal Dr. Rinaldo Zolin, è Centro Coordinatore delle attività stabilite dal Piano Regionale.
Per informazioni e approfondimenti gli utenti possono chiamare dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 16.00, il numero verde 800059110 o scrivere all’indirizzo mail screnning@aulss8.veneto.it.

Nel frattemoo in Regione si è tenuto un vertice sul futuro della Miteni, l’azienda chimica di Trissino: a distanza di un mese dal primo tavolo interdisciplinare riunitosi a palazzo Ferro-Fini, l’assessore al lavoro Elena Donazzan, insieme al collega all’ambiente Gianpaolo Bottacin, ha convocato presso la Direzione Lavoro della Regione Veneto l’amministratore delegato dell’azienda di Trissino Antonio Nardone e le rappresentanze sindacali delle tre segreterie regionali dei chimici, di CGIL,CISL e UIL di Vicenza e delle Rsu aziendali.

Al centro del confronto il piano industriale dell’azienda, le condizioni di salute e di lavoro dei suoi dipendenti, le relazioni sindacali e le prospettive di riconversione e di sviluppo di un sito produttivo che tante preoccupazioni sta generando nella popolazione locale per l’impatto ambientale, ma anche tra i suoi dipendenti per il futuro occupazionale.

“Prendiamo atto degli impegni dichiarati dall’amministratore delegato di Miteni in merito al piano triennale di investimenti intrapreso e alle prospettive di riconvertire gli impianti verso nuove produzioni ad alto contenuto tecnologico nel settore farmaceutico ed elettronico – dichiara l’assessore Donazzan – oltreché della dichiarata disponibilità di entrambe le parti a riprendere il dialogo a livello aziendale. Il tavolo regionale continuerà a monitorare in maniera interdisciplinare (insieme ai referenti della sanità e dell’ambiente) e costante gli sviluppi del piano di riconversione, vigilando in particolare sul rispetto degli obiettivi di salvaguardia occupazionale, bonifica del sito e tutela della salute pubblica al fine di addivenire ad un accordo quadro con azienda e organizzazioni sindacali”.

“La Regione Veneto, che sta investendo ingenti risorse per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, la bonifica del sito e il monitoraggio sanitario degli abitanti dell’area dei 21 comuni più interessati alla presenza di Pfas – ha ribadito la titolare dell’assessorato al Lavoro – chiede tuttavia una interlocuzione diretta anche con il gruppo multinazionale ICIG che controlla Miteni Spa, per coinvolgere anche l’azienda-capofila in una operazione, che sarà complessa e onerosa, di investimento in ricerca e innovazione, riqualificazione produttiva e risanamento ambientale. Chiediamo che anche l’azienda-madre non si sottragga ad un impegno di responsabilità verso i 130 lavoratori dello stabilimento vicentino, le loro famiglie e comunità, e il diritto alla salute degli oltre 130 mila abitanti che risiedono nell’area ‘rossa’, la più esposta alla contaminazione da Pfas”.

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