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Cronaca Centro storico / Piazza Erbe

Preghiera dell'Alpino censurata dal parroco: il caso diventa d'interesse nazionale

La decisione da parte di un parroco di non recitare, durante la giornata dell'Assunta al passo San Boldo, la tradizionale preghiera dell'Alpino sta suscitando un mare di polemiche, anche a livello nazionale

Il caso è diventato ben presto una questione nazionale: la scelta di un parroco nel giorno di Ferragosto di non recitare la tradizionale preghiera degli Alpini all'interno della Cappella del passo San Boldo tra Belluno e Treviso, ha suscitato grande clamore e un profluvio di commenti e repliche. Le parole "rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana", sono sembrate al celebrante troppo legate a un clima di guerra, poco in linea con lo spirito pacifico della Chiesa, ma anche con la posizione di accoglienza e tolleranza nei confronti degli immigrati, rivendicata a più voci in queste ultime settimane dall'interno del mondo ecclesiastico.

L'idea del parroco era quella di recitare la preghiera degli alpini modificandone il contenuto, censurandone "le armi" e la rivendicazione della "millenaria civiltà cristiana" da proteggere, nel segno di uno spiccato spirito di tolleranza, peraltro teologicamente parlando  più che leggitimo e giustificabile, nei confronti delle altre religioni del mondo. Ma tant'è, la polemica è divampata nonostante le probabili buone intenzioni del sacerdote. Gli Alpini coinvolti direttamente, si sono rifiutati di recitare la versione loro proposta al'interno della cappella, preferendo pronunciare la versione ufficiale al suo esterno. L'esegesi della preghiera alpina da parte del Parroco, assicurano i diretti interessati, sarebbe errata, poiché le "armi" del testo che dovrebbero difendere la patria, altro non sono, stando ai passi precedenti del testo, che la stessa "fede" e l' "amore".

Ad ogni modo, sulla questione come riferisce l'Arena è intervenuto anche il direttore della rivista L'Alpino Bruno Fasari con una nota: "Sulla vicenda della preghiera dell'Alpino che sta sollevando polemiche a livello nazionale, vorrei precisare due tre cosette. Primo: non c'è stato alcun divieto di alcun vescovo. Purtroppo qui si tratta di qualche prete talmente pacifista da permettersi di litigare solo con gli alpini, noti guerrafondai come ognuno ben sa. Secondo: la preghiera non è assolutamente contro l'immigrazione. Gli alpini predicano e praticano la fraternità universale. Chi ne fa uso strumentale in chiave politica dimostra disonestà intellettuale, sia che si tratti di politici o di giornalisti".

A titolo personale ha voluto parlare anche Giuseppe Vezzari, alpino e membro della commissione per i rapporti con la Curia dell'Ana di Verona, il quale come riferisce l'Arena ha dichiarato: "Mi pare comunque che sia sbagliato soffermarsi sulle singole parole e non sul significato generale. Nella preghiera le armi a cui si fa riferimento sono fede e amore. Questa polemica mi pare strumentale e non è giusto trascinarci dentro gli alpini, che non fanno politica. Noi siamo ben voluti da tutti per il volontariato e l'aiuto che diamo alla popolazione in caso di bisogno. Probabilmente questo parroco ha avuto un estremo slancio pacifista e ha fatto una richiesta. A cui gli alpini hanno in libertà opposto un diniego, dal momento che questa è la versione ufficiale recitata in occasione delle celebrazioni approvate dall'Ana".

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