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Cronaca Centro storico / Piazza Erbe

La zona "gialla plus" di Zaia peggio di quella arancione? Commercianti aperti, senza clienti

In un centro storico svuotato nel weekend, vi è chi si chiede se abbia senso restare aperti

Tenere aperto, o non tenere aperto? Questo è il problema. L'ordinanza regionale firmata dal governatore Luca Zaia la scorsa settimana ha istituito quella che nelle parole del presidente è stata definita la zona "gialla plus", di fatto qualcosa in più di quella paglierina voluta dal Governo di Roma, ma allo stesso tempo qualcosa in meno dell'arancione e della rossa. Ora, tuttavia, dopo il primo weekend in cui gli effetti del provvedimento si sono visti concretamente, vi è chi inizia a pensare che meglio sarebbe stato cambiare fascia di rischio, passare cioè dal giallo all'arancione.

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Il motivo? Semplice: l'ordinanza regionale del governatore Zaia ha sì lasciato aperti i bar e ristoranti nel weekend (mentre per i negozi è prevista la chiusura domenicale), ma il divieto di svolgere passeggiate nel centro delle città (o nelle aree turistiche dove si possono creare assembramenti), che non siano finalizzate a compiere un acquisto o a consumare nei locali, ha di fatto lasciato i commercianti quasi senza clienti. Dunque, oggi in Veneto un ristoratore o anche una pasticceria, può sì tenere aperto, avendo così costi di gestione del locale, ma nel concreto si vede ridurre drasticamente la potenziale platea di clienti. Il dubbio amletico per chi oggi si trovi ad avere un'attività nel centro storico è, dunque, relativo al fatto che, forse, meglio sarebbe aver dovuto chiudere ma con la garanzia di "ristori" economici. Insomma, meglio forse essere in zona arancione con la sola possibilità per i locali come bar e ristoranti di fare servizio d'asporto tra le 5 e le 22 e il delivery (senza limitazioni) che non invece poter tenere aperte le attività, ma in un centro storico spopolato. 

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La questione è evidentemente complessa, anche perché se nel centro vi è chi si lamenta in modo comprensibile, nelle periferie difficilmente un gestore di attività preferirebbe il salto di fascia in zona arancione, dato che la sua impresa nella zona "gialla plus" non patisce particolari limitazioni supplementari rispetto alla zona gialla standard. Anzi, un'osteria di quartiere, proprio perché periferica, oggi potrebbe persino finire con l'essere avvantaggiata rispetto ad una collocata in centro storico a Verona. Insomma, l'ordinanza di Zaia appare aver capovolto il mondo, ma essere anche molto divisiva. Lo è senza dubbio in termini politici, tra chi si è trovato a doverla applicare e chi invece dalle placide rive dell'opposizione si è limitato a gridare all'allarmismo. Il problema è che, per opportunismo politico, in molti casi si sta cercando di offuscare la reale portata del provvedimento del governatore Zaia che, nei fatti, è molto stringente e penalizzante per le attività commerciali. Il presidente Zaia ha fatto un provvedimento impopolare, ne ha avuto il coraggio e persino l'onestà intellettuale di ammetterlo.

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L'ordinanza di Zaia obbliga alla chiusura nei giorni prefestivi (il sabato) «le grandi e medie strutture di vendita, sia con un esercizio unico, sia con più esercizi» ovunque esse siano (centro o non centro storico). Per di più, l'ordinanza dispone che «nei giorni festivi è inoltre vietato ogni tipo di vendita, anche in esercizi di vicinato, al chiuso o su area pubblica, fatta eccezione per le farmacie, le parafarmacie, le tabaccherie, le edicole e la vendita di generi alimentari». E ancora, per quel che riguarda i locali di ristorazione, l'ordinanza stabilisce che «dalle ore 15 fino alla chiusura dell’esercizio, l’attività di somministrazione di alimenti e bevande si svolge esclusivamente con consumazione da seduti sia all’interno che all’esterno dei locali, su posti regolarmente collocati». Infine, come noto, il provvedimento di Zaia stabilisce che le passeggiate sono consentite, ma «in ogni caso al di fuori delle strade, piazze del centro storico della città, delle località turistiche (mare, montagna, laghi) e delle altre aree solitamente affollate, tranne che per i residenti in tali aree».

Dinanzi a tutto ciò, davvero si vuole continuare a parlare di un cartello luminoso apposto all'ingresso di Verona che, peraltro, non fa che riportare con fredda obiettività la disposzione dell'ordinanza appena citata? Se davvero il problema fosse stato il cartello luminoso, allora si sarebbero dovute vedere file di auto che facevono "inversione a U" giunti in prossimità del segnale. Come mai ciò invece non è avvenuto? Banalmente perché le auto a Verona lo scorso weekend non sono mai arrivate, proprio per gli effetti del provvedimento del governatore Zaia il cui contenuto era stato abbondantemente pubblicizzato. A questo si aggiunga anche un'ulteriore riflessione: a differenza di bar e ristoranti che potrebbero fare solo servizio d'asporto e domicilio, i negozi di vendita al dettaglio non subirebbero restrizioni in zona arancione, dove tuttavia ad essere limitata ulteriormente sarebbe la mobilità tra Comuni, con dunque inevitabili effetti negativi sul turismo. Nessuno si nasconda la complessità del momento, certo è che l'ordinanza regionale di Zaia scade ufficialmente domenica 22 novembre (e non il 3 dicembre come inizialmente annunciato), c'è dunque ancora tempo per pensare di prorogarla o, invece, eventualmente modificarla.

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