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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Castel d'Azzano / Piazza Gilardoni

Costringevano ragazze a prostituirsi con il voodoo. Arresti anche nel veronese

Sono cinque donne e due uomini, i soggetti arrestati dai carabinieri. Due di questi erano residenti a Castel d'Azzano. Le richieste di arresto sono partite dalla direzione distrettuale antimafia di Catania

Sono sette i soggetti che tra l'8 e il 10 luglio sono stati tratti in arresto su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Catania. Sono cinque donne e due uomini, tutti di origine nigeriana, fermati dai carabinieri del Ros e dai colleghi di Lecce, Roma, Sassari e Verona. Nel veronese sono stati arrestati un uomo e una donna, rispettivamente di 40 e 42 anni, entrambi residenti a Castel d'Azzano. La coppia, insieme agli altri cinque arrestati, è indagata per associazione finalizzata al traffico di esseri umani e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Gli indagati erano stati già raggiunti da un'ordinanza emessa dal gip del tribunale di Lecce, dichiaratosi poi incompetente con trasmissione degli atti all'antimafia di Catania.

Gli arresti arrivano al termine di un'indagine dei Ros di Lecce partita dalla denuncia presentata da una donna nigeriana a cui era stata sequestrata la figlia minore. La donna aveva denunciato che il rapimento era stato messo in pratica da un'organizzazione criminale che voleva inserire giovani nigeriane nel mondo della prostituzione. I sequestratori avrebbero richiesto il pagamento di un riscatto di trentamila euro per la liberazione della ragazza. Monitorando le comunicazioni dei presunti rapitori in contatto con la denunciante, i carabinieri hanno progressivamente individuato un'articolata organizzazione criminale di cittadini nigeriani costituita da più gruppi con base logistica sia nella nazione d'origine, sia nel Nord Africa ed in particolare in Libia, dove operano stabilmente referenti in accordo con bande criminali locali e di altre nazionalità, dedite alla gestione di giovani vittime destinate allo sfruttamento sessuale da far giungere anche in Italia tramite i flussi migratori clandestini dal continente africano a quello europeo attraverso collaudate rotte di viaggio.

Le indagini hanno consentito di individuare e identificare sia la minore figlia della denunciante, sia numerose altre ragazze giunte in tempi diversi sulle coste italiane e destinate al mercato della prostituzione, alcune delle quali hanno deciso di sottrarsi alle maglie dell'organizzazione e di rendere dichiarazioni a sostegno delle prove raccolte dai militari.

Il reclutamento di giovanissime vittime era effettuato in Nigeria. Il trasporto delle vittime avveniva lungo le rotte del Niger e della Libia. In attesa dell'imbarco, centinaia di uomini e donne venivano ammassati in edifici fatiscenti, sorvegliati da uomini armati al soldo delle varie organizzazioni criminali e fatti oggetto di umiliazioni psicologiche e violenze fisiche. Alcuni passaggi contenuti nelle dichiarazioni delle denuncianti consentivano di comprendere l'estrema difficoltà del viaggio, effettuato con mezzi di fortuna, a volte con l'utilizzo di biciclette da parte di due o addirittura tre persone contemporaneamente per attraversare il confine con il Niger con l'ordine perentorio di abbandonare nella savana gli eventuali passeggeri che, stremati dalla stanchezza, non era in grado di continuare il viaggio. Drammatici anche i racconti dei momenti dell'attraversamento del deserto al confine tra Niger e Libia, quando i clandestini più deboli o privi di sensi venivano lasciati sulla strada, letteralmente lanciati dai camion in corsa. I gruppi dei migranti superstiti, giunti sulle coste libiche, restavano in balia di bande armate che li utilizzavano come merce di scambio. In Italia il recupero dei migranti nei centri d’accoglienza avveniva con l'aiuto di altri connazionali e, talvolta, agevolato dalla disponibilità di documenti falsi.

L'attività di indagine dei carabinieri ha consentito di appurare, ancora una volta, la sottoposizione al rito voodoo delle ragazze reclutate per esser destinate alla prostituzione: prima di iniziare il viaggio, ogni vittima veniva condotta dal Native Doctor (chiamato anche Babalawoo) per la celebrazione del rituale onde soggiogarle psicologicamente. Giunte in Italia le ragazze passavano sotto il controllo delle Madame, le quali, attraverso ulteriori riti voodoo, la violenza fisica e le intimidazioni, le costringevano a prostituirsi per guadagnare il denaro necessario a saldare il debito e liberare la propria anima dal vincolo spirituale attivato dal voodoo.

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