Domani, lunedì 4 settembre, potrebbe essere un giorno importante per avvicinarsi alla verità sull'omicidio di Joaquim Manuel Fajardo Moio, l'operaio portoghese di 58 anni morto per una coltellata nel bed&breakfast di via Legnago a Verona giovedì scorso, 31 agosto. Domani infatti si svolgerà l'autopsia sul corpo della vittima e anche l'udienza di convalida del fermo del principale indiziato, il 37enne portoghese che insieme ad altri connazionali si trovavano nel b&b per motivi di lavoro. In totale gli operai lusitani erano sette nella struttura: la vittima, il principale accusato e cinque colleghi che però pare non si trovassero nel luogo dove è avvenuta la lite in cui è morto il 58enne.

Ci sono ancora delle zone d'ombra in questa vicenda che le indagini devono chiarire. Il sostituto procuratore che segue l'inchiesta è Valeria Ardito ed è stata lei a formulare l'accusa di omicidio volontario aggravato dall'utilizzo dell'arma, come scritto da Manuela Trevisani su L'Arena. Il colpo che ha ucciso l'operaio portoghese è stato violento e profondo, all'altezza dell'inguine e ha reciso l'arteria femorale. L'arma non sarebbe un normale coltello, ma una lama a serramanico di circa 10 centimetri. Dettagli che non fanno pensare ad una coltellata inferta per sbaglio durante una baruffa, magari per difendersi. Eppure la linea difensiva del 37enne al momento pare proprio questa. L'uomo si sarebbe dovuto difendere durante una colluttazione avvenuta con il 58enne. Pare però che i due fossero soli e quindi al momento non ci sono testimoni che possono confermare o smentire. Che ci sia stato un litigio sembra però certo e pare anche che questo litigio sia scaturito da una sigaretta negata.