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Cronaca Pastrengo / Via Maggiore Alessandro Negri di Sanfront

Accoltellata e uccisa dal suo ex, un vicino: "Dobbiamo fare 'mea culpa'"

Profondamente scossi i confinanti della 46enne assassinata a Pastrengo, che non avrebbero mai immaginato un simile epilogo: "Era una persona tranquilla, non ha mai dato problemi e non ci sono stati precedenti che potessero suonare come allarmi"

Nessuno dei vicini si aspettava un simile gesto e questo non ha fatto altro che contribuire allo shock per il delitto che ha messo fine alla vita di Alessandra Maffezzoli, la maestra uccisa dall'ex compagno nella sua abitazione di via Maggiore Negri di Sanfront, a Pastrengo. Alcuni dei confinanti non hanno voglia di esprimersi sull'episodio: "Abbiamo già parlato con i carabinieri e poi vorrei che questa triste storia non arrivasse alle orecchie di mia figlia, che è ancora molto piccola", un ovvio senso di protezione verso i propri bambini. 
La donna abitava nel complesso residenziale sorto una decina d'anni dal 2009 ma in pochi la conoscevano bene e molti appunto, non ne voglio parlare. "Non la conoscevo bene ma per quanto mi riguarda non ho mai sentito nulla che lasciasse pensare a questo - ci ha detto una donna della zona -. Mi è rimasta impressa però la reazione del figlio più giovane, che è corso via in lacrime e urlando, mentre nessuno lo consolava. I carabinieri dovevano chiaramente badare al caso ma mi è dispiaciuto molto vederlo così solo". 
Un'anziana residente poi ci ha offerto un quadro un po' più chiaro: "Era una persona tranquilla, non ha mai dato problemi e non ci sono stati precedenti che potessero suonare come allarmi. Ricordo che quando le chiedevo del suo vecchio marito mi rispondeva: 'Non parlarmene che è meglio'". 

Molto più scosso un uomo di ritorno in anticipo dal lavoro: "Era una persona forse un po' schiva, la vedevo ogni tanto ma nessuno qui ha mai intuito che ci potesse essere questo tipo di problema. Io ho appreso la notizia questa mattina da giornali e televisioni e ne sono rimasto profondamente scosso. Credo che come vicinato dobbiamo fare un mea culpa: abito qui oramai da anni e a volte mi rendo conto di conoscere si e no i vicini di pianerottolo. Una volta il vicinato assomigliava di più ad una comunità, dove ci si aiuta l'uno con l'altro e ci si parlava. Oggi la vita frenetica che conduciamo ci spinge a rintanarci nelle nostre case e a limitare i rapporti umani, quando magari basterebbero due parole per risolvere una questione delicata o almeno per sfogarsi. Ora mi sento in colpa perché che forse, facendo anche due chiacchere, avremmo magari potuto aiutarla nel momento del bisogno"

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