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Venerdì, 31 Marzo 2023
Cronaca San Michele / Via Unità d'Italia

Uccise l'amante e ne inscenò il suicidio: condanna confermata per il 75enne

Dovrà scontare la pena di 14 anni Pietro Di Salvo, che il 4 giugno 2018 uccise Fernanda Paoletti, all'epoca 77enne, nella sua abitazione di San Michele Extra, a Verona

Il 4 giugno 2018 aveva ucciso l'amante conosciuta su Facebook strangolandola con una corda, quando lei aveva preteso di portare la loro relazione clandestina ad un livello superiore, e ne aveva inscenato il suicidio, ma gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Verona lo avevano scoperto e ora la sua condanna è diventata definitiva. 
Come riferisce Sandra Figliuolo, giornalista di PalermoToday, è stata infatti confermata la pena per Pietro Di Salvo, palermitano oggi 75enne, per l'omicidio della 77enne Fernanda Paoletti, avvenuto nell'abitazione di quest'ultima situata in via Unità d'Italia, a San Michele Extra. Di Salvo dovrà scontare 14 anni di reclusione, così come erano stati inflitti con l'abbreviato dal gup di Verona e poi confermati dalla Corte d'Appello di Venezia. Il ricorso dell'imputato, al quale erano già state concesse le attenuanti generiche e che chiedeva di ottenere un ulteriore sconto di pena, è stato dichiarato inammissibile dalla settima sezione della Cassazione, presieduta da Enrico Giuseppe Sandrini: il condannato dovrà dunque espiare la pena inflitta e versare 3 mila euro alla cassa delle ammende. 

L'omicidio

A scoprire il corpo di Fernanda fu il figlio: la madre non si era presentata ad un appuntamento con lui ma più di tanto non se ne era preoccupato, quando però è passato davanti casa sua mentre andava a prendere la compagna, ha notato la sua auto. A quel punto ha pensato ci fosse qualcosa di strano, dal momento che la donna sarebbe dovuta andare ad aiutare un parente disabile e non rispondeva nè alle chiamate, nè al campanello. Con la chiave lasciata in custodia alla vicina è così entrato nell'abitazione, scoprendo il corpo senza vita della donna, legato per il collo con una corda verde al termosifone. 

Le indagini

Sono partite così le indagini della Squadra Mobile, che quasi subito ha scartato l'ipotesi del suicidio, innanzitutto perché il profilo della 77enne non sembrava combaciare e, soprattutto, perché la corda era stata legata in un punto troppo basso per portarla alla morte, oltre al fatto che un problema alle braccia le avrebbe impedito di eseguire quel nodo in quella posizione. Scartata anche la teoria di una rapina finita male, il cerchio si è stretto attorno ad affetti e conoscenti, e quando un'amica della defunta ha raccontato agli investigatori della relazione segreta e che i due erano soliti vedersi proprio il lunedì mattina, gli uomini della Mobile hanno iniziato a raccogliere i tasselli. 
Nella tarda serata di quello stesso giorni gli operatori hanno fatto visita al sospettato, che però si trovava in ospedale a causa di un malore accusato quella stessa mattina. Una coincidenza piuttosto strana, alla quale si è aggiunto il risultato del test sulla corda che ha rilevato tracce di Dna compatibile con quello di Di Salvo. 
L'8 giugno si è svolto l'interrogatorio dell'indiziato che, dopo aver negato in un primo momento di aver avuto una relazione sentimentale con la vittima, ha poi confessato l'omicidio, motivandolo proprio come un delitto passionale. 

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