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Venerdì, 19 Aprile 2024

Dopo quasi 19 anni, il DNA incastra l'assassino di Antonio Schiesaro

La Polizia di Stato ha arrestato a Roma Ion Lacanu, ritenendolo l'autore dell'omicidio che si consumò in un appartamento di Veronetta, tra il 28 e il 29 maggio 2001

Un caso che sembrava oramai "freddo", vecchio di circa 19 anni, sarebbe stato risolto in questi giorni dalla Polizia di Stato di Verona, che grazie alle nuove tecnologie e alla perizia con cui furono catalogati gli indizzi raccolti sulla scena del delitto, sarebbe riuscita a risalire all'omicida di Antonio Schiesaro, trovato morto nel suo appartamento di via Nicola Mazza, nel quartiere di Veronetta, la notte tra il 28 e il 29 maggio del 2001. 
L'assassino è stata identificato in Ion Lacanu, classe 1955 di nazionalità romena e pregiudicato, che il 22 aprile 202 è stato arrestato nella sua roulotte parcheggiata nella zona di Ostia, a Roma, e che ora si trova nel carcere di Regina Celi. L'uomo nella mattinata del 12 maggio è stato sottoposto all'interrogatorio di garanzia, dove avrebbe preferito non rispondere alle domande degli inquirenti. 

IL DELITTO - La mattina del 29 maggio 2001, una persona che conosceva Schiesaro, 70enne all'epoca dei fatti, bussò alla sua porta ma non ricevette risposta. Venne così richiesto l'intervento delle forze dell'ordine, che riuscirono ad entrare nell'appartamento portando così alla luce l'omicidio. Il corpo dell'uomo era semi avvolto in un lenzuolo ed era stato colpito numerose volte tra collo e schiena con un oggetto appuntito. Le indagini partirono immediatamente e portarono gli investigatori a scoprire che Schiesaro era stato raggiunto da 70 fendenti messi a segno con una forbice d'acciaio. 
Un delitto efferato, che fin dall'inizio non si è mostrato di facile soluzione. La vittima infatti sarebbe stata solita frequentare il piazzale della stazione ferroviaria, alla ricerca di giovani, spesso stranieri, con cui barattare dell'ospitalità con dei rapporti occasionali. 
Il sopralluogo svolto all'epoca dei fatti dalla Squadra Mobile e dalla Polizia Scientifica, permise di raccogliere alcuni indizi che si riveleranno poi fondamentali. Nel bagno, oltre all'arma del delitto, vennero trovate numerose tracce di sangue, le quali lasciavano pensare che l'omicida si fosse lavato e poi asciugato con un asciugamano per pulire ogni traccia, mentre nella stanza erano presenti anche un paio di piccoli coltelli, coperti da della carta e legati con del filo per essere presi con minore difficoltà da Schiesaro mentre si trovava a letto: il quale aveva preso quella precauzione dopo una rapina subita settimane prima da parte di due individui dell'est europeo. Ma a rivelarsi fondamentale quasi due decenni dopo sarà il liquido seminale dell'omicida rinvenuto sullo stesso asciugamano e nel retto della vittima, grazie al quale è stato poi possibile tracciare il profilo genetico dell'individuo con il suo DNA. 
Il DNA isolato però non diede i riscontri sperati agli investigatori. Alcune testimonianze dell'epoca sostenevano che proprio Lacanu fosse solito frequentare i giardini della stazione, ma nessuna prova sembrava incastrare l'uomo che nel frattempo si era rasato, forse per cercare di essere meno riconoscibile. 

NUOVI STRUMENTI - Nel 2009 però venne istituita l'U.D.I., l'Unità Delitti Insoluti, composta da personale operativo e di Polizia Scientifica, proprio per coordinare le indagini sui cosidetti "casi freddi": fino ad oggi ne sono stati riaperti 211, 39 dei quali poi risolti e 6 in fase di trattazione. Questo grazie anche alla Banca dati nazionale del servizio per il sistema informativo interforze, nata successivamente per raccogliere e confrontare i vari indizi e campioni raccolti nei precedenti casi, in attesa che possano fornire un riscontro. 

I RISCONTRI - Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta il 12 maggio, il dirigente della Squadra Mobile di Verona, Massimo Sacco, ha parlato della difficoltà nel risalire all'autore del crimine, anche per il fatto che Schiesaro «non aveva una relazione stabile». Lo stesso Sacco poi ha spiegato che Lacanu, 44enne all'epoca dei fatti, si è macchiato di altre violenze in passato e che a costargli cara è stata quella del 2015, quando viveva con la propria compagna che avrebbe selvaggiamente picchiato, prima di cospargerla di alcol e darle fuoco, accecato dalla gelosia. La donna è stata salvata dalla polizia e l'uomo è stato arrestato in flagranza di reato. Nel 2017 è stato prelevato al romeno un campione di saliva, immesso poi nella banca dati nel 2019, che alla fine ha dato risultato positivo con il DNA rinvenuto sulla scena del delitto. 

L'ARRESTO - Alla conferenza stampa era presente anche la dottoressa Anna Maria Di Giulio, dirigente del Gabinetto di Polizia Scientifica di Padova, che ha sottolineato l'importanza dell'attività dell'U.D.I. nella risoluzione di molti casi e nel reperire le prove a carico di Locanu. I risultati delle indagini hanno così convinto il Pm Zenatelli, che ha chiesto ed ottenuto l'ordinanza di custodia cautelare dal Gip Gorra: così il 22 aprile la Squadra Mobile di Roma e del Commissariato Ostia Lido, hanno rintracciato l'uomo di nazionalità romena in una roulotte sul litorale e per lui sono scattate le manette. 
Ora sarà chiamato a rispondere in un'aula di tribunale. 

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