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Cronaca

Non ha senso contestare l'unione all'Italia

Il Comune ha Celebrato il 144mo anniversario dell'annessione del Veneto all'Italia

Nei giorni 21 e 22 ottobre 1866, a Verona e provincia, come nelle altre città dell’allora territorio veneto, la popolazione maschile fu chiamata a raccolta per affermare, come riportano le fonti storiche, “l’unione al Regno d’Italia, sotto il governo costituzionale di Vittorio Emanuele II e dei suoi successori”. Al termine delle votazioni furono all’incirca 641.758 i voti favorevoli in tutta la regione, 88.864 dei quali a Verona. Fu così sancita l’annessione del Veneto all’Italia.

I fatti di quei giorni sono ricordati in due iscrizioni marmoree che troviamo nel pronao di palazzo Barbieri, volute dalla prima giunta comunale di Verona. Il 30 aprile 1867, infatti, il Consiglio comunale approvò la proposta del “Municipale Collegio” per “una lapide posta sotto la loggia del Palazzo del Consiglio”, è scritto testualmente nei provvedimenti, “che mandi ai posteri il voto solenne di annessione dato da questa Città e Provincia al Regno d’Italia”; del 20 aprile 1868 fu invece l’idea “che venisse sciolto un debito sacro verso que’ veronesi che consacrarono la vita al riscatto della patria, e i loro nomi passassero alla ricordanza ed all’ammirazione dei posteri a mezzo di una lapide commemorativa”.

Le due lapidi furono collocate nel 1870 nella loggia del Palazzo del Consiglio, in occasione della festa dello Statuto e successivamente trasferite nel pronao di Palazzo Barbieri, dove attualmente si trovano. Da allora queste iscrizioni, rimaste per troppo tempo nell’ombra, ricordano a tutti noi un evento importante della storia di Verona che, dopo anni di battaglie, segnò un traguardo determinante per il nostro futuro.

Per questo, su iniziativa della Presidenza del Consiglio comunale, condivisa all’unanimità dalla conferenza dei capigruppo e dall’Amministrazione comunale, abbiamo celebrato, giovedì 21 ottobre, il 144mo anniversario del plebiscito che sancì l’annessione del Veneto all’Italia. Non ha senso, oggi, contestare la legittimità di quella votazione: l’unità nazionale fu una conquista ottenuta grazie al coraggio e al sacrificio di molti italiani e veronesi, in nome di un forte ideale comune. Con questa cerimonia abbiamo voluto “tener vivo” l’alto significato morale di quell’impegno civile e rendere il giusto omaggio ai nostri valorosi concittadini, che, come recita una delle due iscrizioni, “dal 1848 al 1866 in carcere, sul patibolo, in guerra, morirono per l’indipendenza, la libertà e l’unità d’Italia”.

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