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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Corte Giorgio Zanconati, 1

Processo Taurus, prime condanne. Maxi-risarcimenti per Regione e Cgil

Il processo è nato in seguito ad una delle più vaste operazioni anti-mafia realizzate nel territorio regionale, un'operazione che ha scoperchiato le decennali infiltrazioni attive in provincia di Verona

«La Regione Veneto ha diritto di essere risarcita in caso di delitti di stampo mafioso commessi nel proprio territorio». A dichiararlo è stato oggi, 5 luglio, l'avvocato Fabio Pinelli, il quale rappresenta la Regione Veneto come parte civile del maxi processo denominato Taurus. Un nome che deriva da una delle più vaste operazioni anti-mafia realizzate nel territorio regionale, un'operazione che ha scoperchiato le decennali infiltrazioni attive in provincia di Verona.
Oggi, nel tribunale di Venezia, si è celebrata l'udienza preliminare del processo ed il giudice Luca Marini «ha confermato il principio di diritto secondo cui, in caso di reati di matrice mafiosa, è l’intera collettività locale a subirne le gravissime conseguenze, pregiudicando anche l'immagine della Regione Veneto, costantemente impegnata nel contrasto alla criminalità organizzata», ha spiegato Pinelli.

«Il giudice ha condannato pressoché tutti gli imputati che hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato, rinviando a giudizio gli altri che non hanno optato per riti alternativi, fissando la prima udienza dibattimentale del processo avanti il Tribunale di Verona per l’udienza dell’8 novembre prossimo - ha concluso Fabio Pinelli - Gli imputati sono stati condannati in solido a risarcire tutti i danni subiti dalla Regione. Ed è stata riconosciuta in favore dell'ente regionale una provvisionale immediatamente esecutiva pari a complessivi 500mila euro».

E tra le parti civili del processo erano presenti anche Cgil Veneto e Cgil Verona. Anche al sindacato è stato riconosciuto un grande risarcimento e le condanne sono state così commentate da Silvana Fanelli, segretaria di Cgil Veneto, e da Stefano Facci, segretario di Cgil Verona: «La chiusura del rito abbreviato, con i rinvii a giudizio o le condanne inflitte agli imputati, confermano l'impianto accusatorio. È la dimostrazione evidente della presenza della criminalità organizzata nel tessuto produttivo regionale. L'ennesima prova che non siamo più di fronte a sporadiche infiltrazioni, ma a un radicamento che parte da tempi lontani e che le crisi finanziarie che si sono succedute negli anni non hanno fatto altro che consolidare, offrendo ai clan l'opportunità di sfruttare le difficoltà di molte imprese per condizionarle o prenderne definitivamente il controllo. Quanto accaduto deve mettere in grande allarme l'intero sistema veneto, a livello istituzionale, economico e sociale, perché stiamo affrontando una nuova crisi e perché è in arrivo una quantità davvero significativa di risorse, che le mafie hanno messo senz'altro nel mirino. La Cgil c'è e ci sarà e il riconoscimento di un cospicuo risarcimento al sindacato è il segno che il tribunale individua nelle lavoratrici e nei lavoratori le prime vittime dell'illegalità economica e della violenza criminale nei luoghi di lavoro, che calpestano diritti e libertà fondamentali delle persone, compresa quella di organizzarsi sindacalmente e di lottare per la propria emancipazione. Da soli, però, i sindacati non possono vincere questa battaglia fondamentale, che deve coinvolgere le forze vive e sane della società, a partire da quelle imprenditoriali. Non basta l'impegno straordinario delle forze dell'ordine e della magistratura, che pure stanno ottenendo risultati eccezionali sul piano giudiziario. Questa è una sfida culturale e di civiltà, dal cui esito dipende il futuro del nostro modello di sviluppo, che dobbiamo fondare sulla legalità, sulla trasparenza e sulla giustizia sociale».

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