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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

'Ndrangheta e processo Isola Scaligera, Tommasi: «In casi analoghi Comune si costituirà parte civile»

Il primo cittadino ha ribadito la richiesta di istituire nel capoluogo scaligero una Dia e una Dda

Metaforicamente si può accostare alla puntura di uno scorpione il commento del sindaco di Verona Damiano Tommasi alla sentenza del processo denominato "Isola Scaligera" sulla 'ndrangheta nel Veronese. Il veleno dello scorpione è infatti nella punta della sua coda. E così anche le valutazioni più polemiche del primo cittadino si leggono nella parte finale del suo intervento, le quali suonano come una sorta di rimprovero alla passata amministrazione comunale per non essersi costituita parte civile.

«La sentenza era attesa. Non ci coglie di sorpresa ma ha indubbiamente un valore eccezionale perché ufficializza quello che prima era solo un sospetto, una sensazione, ovverosia la presenza strutturata della 'ndrangheta a Verona», queste sono le prime dichiarazioni di Damiano Tommasi all'indomani delle 16 condanne del processo nato dall'inchiesta ribattezzata "Isola Scaligera". Un'inchiesta che ha portato alla luce alcune attività illecite della criminalità organizzata nel Veronese. Attività che ora non si possono più definire ipotetiche, alla luce della verità giudiziaria sancita dalla sentenza mercoledì scorso, 1 marzo, dal Tribunale di Verona. Sentenza che, tra l'altro, segue quella del precedente processo con rito abbreviato, in cui le condanne furono 13.

«Sappiamo che le infiltrazioni e il radicamento nell'economia dei territori può attestarsi solo in presenza di supporto da parte di alcuni o assenza di contrasto da parte di altri - ha commentato ancora Tommasi - Questo va detto e ribadito. Da parte nostra sottolineo che la mia amministrazione si è impegnata fin dall'inizio nel mettere a sistema presidi interni di prevenzione e nel promuovere anche all'esterno la cultura della legalità. Cito solo la collaborazione avviata con la guardia di finanza e il dipartimento di scienze giuridiche dell'università di Verona per la formazione ai nostri dipendenti in materia di antiriciclaggio, estesa anche ai quelli delle nostre società partecipate e ai dipendenti dei Comuni della provincia. Ma anche la partecipazione, attraverso la nostra assessora alla legalità, alla consulta della legalità presso la Camera di Commercio e al consiglio direttivo di Avviso Pubblico; il supporto alle iniziative culturali di Libera; e molto altro ancora. Verona è la città più popolosa del Veneto, siamo consapevoli dell'attrattività dei nostri territori e della loro ricchezza. Qui si incrociano persone e merci da tutto il mondo grazie ad una posizione strategica a livello europeo. Multinazionali, importanti aziende e imprese, grandi cantieri già aperti e altri che partiranno a breve rendono la nostra provincia terreno fertile per le mafie. Alla luce di questi elementi confidiamo che la politica nazionale si impegni a dotare la città di strumenti forti di contrasto e a portare, come abbiamo chiesto, la Dia e la Dda a Verona».

Per rendere più forte il contrasto alla criminalità organizzata, il Comune di Verona sta chiedendo l'istituzione di una direzione investigativa antimafia (Dia) e di una direzione distrettuale antimafia nel capoluogo scaligero. Ma per Tommasi non basta. Se la richiesta di una Dia e di una Dda è arrivata in continuità con l'amministrazione dell'ex sindaco Federico Sboarina, l'attuale primo cittadino ha voluto, in conclusione, mostrare un segno di discontinuità. «Osservo che nella lista dei soggetti che, nell'ambito del procedimento giudiziario, si sono costituiti parte civile, Regione e Amia in primis, il Comune di Verona non figura. Vorrei precisare che da parte nostra non trascureremo di valutare, in casi analoghi e al ricorrere dei presupposti, l'esercizio di tale facoltà».

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