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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

L'ombra della 'ndrangheta su sospette fatture gonfiate per lavori in Arena

Per allestire e smontare le scenografie delle opere, Fondazione Arena di Verona avrebbe per anni pagato un'azienda al centro di un giro di false fatturazioni con cui si sarebbe arricchita anche al criminalità organizzata

Quattro arrestati, sedici indagati e sequestri di beni e denaro per 9 milioni di euro. Questi gli esiti dell'operazione portata a termine ieri, 18 ottobre, dalla guardia di finanza di Verona e dalla direzione investigativa antimafia. Un'operazione incentrata su un ricco giro di false fatturazioni ed in grado di dimostrare ancora una volta quanto la 'ndrangheta sia presente nel tessuto socio-economico veronese. Una presenza dalle radici antiche di anni e capaci di toccare anche uno degli enti culturali più importanti della città: la Fondazione Arena di Verona.
La fondazione che gestisce il festival lirico dell'anfiteatro di Piazza Bra non è coinvolta direttamente nelle indagini. Né gli arrestati né gli indagati fanno parte di Fondazione Arena. Ma attraverso gli appalti di alcuni lavori in Arena, il malaffare sarebbe riuscito ad intascarsi dei fondi neri.

I dettagli dell'operazione di Fiamme Gialle e Dia sono stati scritti da Andrea Priante sul Corriere di Verona. Innanzitutto, i quattro arrestati: in carcere sono finiti l'imprenditore veronese 64enne Giorgio Chiavegato e i due fratelli crotonesi Pasquale e Francesco Riillo, questi ultimi ritenuti dei membri attivi di una cosca della 'ndrangheta. Niente carcere, invece, ma obbligo di dimora e divieto di espatrio per il 70enne di Rovereto Pier Domenico Sighele. I quattro arrestati sono accusati a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio ed emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Reati aggravati dal metodo mafioso per aver agito nell'interesse della 'ndrangheta.

Il perno delle attività criminali sarebbe stato Chiavegato e la sua azienda, ora in liquidazione, Eurocompany Group. All'imprenditore veronese sarebbero state riconducibili, tramite prestanome o uomini di fiducia, numerose società che avrebbero avuto il compito di emettere fatture per lavori inesistenti. Questi documenti avrebbero garantito guadagni milionari illeciti attraverso l'evasione delle tasse e il recupero dell'Iva. Soldi che sarebbero finiti anche nelle casse della criminalità organizzata calabrese.
Il meccanismo è stato rivelato agli investigatori da alcuni collaboratori di giustizia, i quali hanno riferito anche di alcuni lavori appaltati da Fondazione Arena di Verona. Per circa 10 anni, infatti, l'ente lirico avrebbe pagato milioni di euro ad Eurocompany Group per gli allestimenti e lo smontaggio delle scenografie per le opere in Arena. Le fatture per questi lavori sarebbero state però gonfiate, così da permettere a Chiavegato di guadagnare illecitamente anche centinaia di migliaia di euro in un mese.

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