rotate-mobile
Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Verso il Natale Covid. Zone gialle, arancioni, rosse e certificato verde: il groviglio normativo del green pass

Che cosa significa che dalla zona arancione si potrebbero «differenziare le misure sulla base dello stato vaccinale dei cittadini»?

Se pensavamo in questi due anni pandemici di averle viste già tutte in Italia, un Paese che rinomatamente va a nozze con la burocrazia ad ingranaggi complessificati, ebbene ci sbagliavamo. In questi giorni convulsi, infatti, con una curva epidemica in risalita e le legittime preoccupazioni economiche da tener presenti in vista del periodo di festività che, prosaicamente, fa rima anche con shopping, nonché la speranza di tornare a sciare e far gioire il comparto del turismo invernale, orbene l'enorme questione che tutti gli italiani si stanno ponendo è: che razza di Natale ci aspetta questa volta? La risposta secca che potremmo dare è che, purtroppo sì, verosimilmente sarà ancora una volta un "Natale Covid".

C'è però da capire che inclinazione avranno le restrizioni connesse alla necessità di contenere contagi e ricaduta sul fronte ospedaliero in termini di ricoveri. Questa volta tutto sembra ruotare attorno ad un "dispositivo", inedito rispetto al 2020, ovvero il famigerato green pass. La tanto vituperata quanto incensata, a seconda dei casi, certificazione verde Covid costituisce l'asse normativo di partenza per ogni futura decisione del governo italiano. Da qui, da questo semplice assunto, bisogna dunque provare a partire per cercare di orientarsi verso il futuro, anche se l'impressione è che non sarà facile.

I dati del monitoraggio Covid

Anzitutto qualche numero: tutte le Regioni italiane sono state classificate nell'ultimo monitoraggio con un "rischio moderato". L'indice Rt medio nazionale è pari a 1.21 e tutte le Regioni tranne Calabria, Sicilia e Molise, superano il valore 1, ad esempio il Veneto ha un Rt=1.23. Lo scorso anno quando una Regione superava il valore 1 scattavano restrizioni da zona arancione. Oggi per il cambio di fascia colorata sono dirimenti invece tre altri fattori: l'incidenza settimanale di positività, il tasso di occupazione dei posti letto Covid in area medica e in terapia intensiva. Bene. L'incidenza media in Italia è di 98 casi settimanali ogni 100 mila abitanti. La soglia di "tranquillità relativa", cioè quella che consentirebbe una tracciabilità dei casi positivi, è di 50 casi ogni 100 mila abitanti.

Giusto per restare con i guai di casa nostra, il Veneto nell'ultimo monitoraggio del ministero della Salute presentava nel periodo dal 12 al 18 novembre 2021 un'incidenza di positività pari a 166,1 casi ogni 100 mila abitanti. C'è stata una fase normativa in cui la semplice incidenza settimanale sopra i 150 casi faceva scattare per una Regione direttamente la zona rossa. Oggi no, perché sono mutate le norme. Oggi, per il solo passaggio in zona gialla una Regione deve sforare la soglia del 15% di occupazione dei reparti Covid non critici ed il 10% delle terapie intensive (con incidenza sopra i 50 casi). Il Veneto ha raggiunto il 5,1% di occupazione in area medica ed il 5,5% nei reparti di terapia intensiva, mentre la media nazionale è rispettivamente 7,1% e 5,3%. Perché scatti la zona arancione, inoltre, si deve addirittura arrivare ad un tasso di occupazione superiore al 30% e fino al 40% in area medica, nonché un tasso oltre il 20% e fino al 30% nelle terapie intensive (contestualmente l'incidenza settimanale di positività deve essere sopra i 150 casi ogni 100 mila abitanti). Per la zona rossa, infine, si deve aspettare che i posti letto occupati superino la soglia del 40% in area medica e quella del 30% nelle terapie intensive. 

Per chi ha il green pass le restrizioni non esistono?

Ora, una volta mostrato che prima di arrivare a zone colorate con restrizioni sensibili, l'arancione e la rossa, l'attuale sistema normativo consente al virus di circolare in abbondanza, resta da mettere a fuoco un'altra questione, ovvero che il green pass, per come attualmente è pensato, consente più o meno a chi lo detenga di non badare troppo alle eventuali restrizioni. Cerchiamo di capirci, non si vuole qui suggerire in alcun modo che il detentore del green pass sia legittimato ad assembrarsi oppure a non indossare la mascherina quando serve, ma dal punto di vista normativo è di tutta evidenza che il detentore di certificato verde goda di uno stato eccezionale rispetto a chi non lo possegga, e ciò vale tanto in area bianca, quanto in zona gialla, così come pure in zona arancione e zona rossa.

Facciamo un esempio lampante: se il Veneto finisse in zona arancione, tornerebbe il coprifuoco dalle 22 alle 5, così come gli spostamenti sarebbero limitati solo al raggio del proprio Comune senza doverli motivare, mentre per uscire bisognerebbe tornare al modulo dell'autocertificazione. Tutto questo però in realtà solo sulla carta, poiché né il coprifuoco, né i limiti territoriali agli spostamenti sarebbero validi per chiunque possegga il green pass. La certificazione verde Covid, infatti, in materia di spostamenti consente a chiunque ne detenga una legittimamente di spostarsi sull'intero territorio nazionale senza necessità di motivare lo spostamento, né tantomeno dovendo aver cura di rispettare alcun vincolo orario, ovvero il cosiddetto "coprifuoco". Una Faq ufficiale del governo riassumeva il tutto spiegando che gli spostamenti sono consentiti «senza limiti di orario, verso tutto il territorio nazionale, se la persona che si sposta è in possesso di una "certificazione verde Covid-19" valida (il cosiddetto green pass)». Sei in una Regione zona rossa ma hai il green pass? Puoi uscire di casa liberamente ed andare dove vuoi, anche fuori Regione. Ad oggi le cose stanno così. 

Per quanto riguarda gli spostamenti, dunque, tutto chiaro. Per quel che riguarda invece le attività ed i servizi le cose si complicano. In zona bianca siamo abituati ormai a fare tutto quel che ci pare, basta avere il green pass. In zona gialla anche le cose funzionerebbero più o meno in modo uguale: vuoi andare al ristorante e mangiare al calduccio? Puoi farlo, mostra il green pass e siediti in un tavolo al chiuso, altrimenti mangi seduto in un tavolo all'aperto ad ammirare i fiocchi di neve. In zona arancione però si pone un problema: il Dpcm 2 marzo 2021, ebbene sì ancora lui (valido fino al 31 dicembre 2021), prevede per l'area arancione la sospensione delle «attività dei servizi di ristorazione», nonché ad esempio anche la sospensione delle «mostre e servizi di apertura al pubblico dei musei». Questo vorrebbe dire che anche se una persona possiede il green pass, in zona arancione recandosi al ristorante gli sarebbe vietato sedersi e consumare al tavolo, sia dentro che fuori, poiché l'unica attività ammessa per i locali della ristorazione sarebbero il servizio d'asporto e quello a domicilio. Vuoi andare al museo per vedere una mostra in zona arancione? Puoi anche avere il green pass, ma il museo lo troverai chiuso. Tutto questo discende dall'Art. 3 comma 2 del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, convertito con modificazioni dalla L. 16 settembre 2021, n. 126.

Come potrebbe cambiare il green pass

Una volta compreso che i titolari di green pass persino in zona rossa si troverebbero liberi di circolare un po' dove vogliono e all'orario che desiderano, ma ad esempio non potrebbero andare a fare shopping perché in tale area di rischio sarebbero chiusi i negozi di vendita al dettaglio, è ora possibile affrontare un tema essenziale: come potrebbe cambiare il green pass? Anzitutto la sua durata: la validità dei 12 mesi è destinata a passare a 9 mesi, anche se i più duri e puri la vorrebbero ridurre persino a 6 mesi.

Detto questo, la grande questione di cui si parla oggi è quella della possibilità di «differenziare» le restrizioni sulla base dello stato vaccinale di una persona. Per chi abbia davvero inteso il cosiddetto "modello austriaco", è evidente che parlare di «lockdown dei non vaccinati» oppure di «differenziare le misure sulla base dello stato vaccinale di una persona», sia a conti fatti la stessa cosa. Il fatto è che, verosimilmente, nessun ministro del governo italiano annuncerà mai a gran voce: «Da lunedì parte il lockdown dei non vaccinati». Ciò che invece potrebbe accadere è in realtà questo: si interverrà normativamente per modificare le condizioni di rilascio del certificato verde, riducendole a due: guarigione da Covid, oppure vaccinazione contro Covid. Questo potrebbe essere fatto eventualmente in corrispondenza delle zone colorate: si dirà, a partire dalla zona arancione, il green pass valido è tale solo se rilasciato a seguito di vaccinazione o guarigione da Covid. Dunque sparirebbero i green pass validi 48 ore frutto di tampone negativo. Resta però il problema, non di poco conto, relativo all'accesso ai luoghi di lavoro: qui serve il green pass, ma la stessa Austria ha sempre accettato che anche i non vaccinati continuassero a lavorare purché con un tampone negativo, ed anche l'Italia eventualmente dovrebbe provvedere a pensare qualcosa di simile. 

La questione del lavoro, tuttavia, non si esaurisce qui. Qualora i dati in Italia dovessero davvero peggiorare molto e portare eventualmente Regioni italiane nella zona a nord del Paese a finire in area arancione, il rischio dal punto di vista economico, con la stagione turistica invernale nel vivo, è quello di andare incontro ad un mezzo disastro. Anche il green pass "rafforzato" poiché ridotto a due fattori di rilascio, vaccinazione e guarigione, non eliminerebbe infatti dalla zona arancione (o peggio rossa) le restrizioni relative ad attività economiche come quelle del settore della ristorazione che, come già visto, risulterebbero sospese. A questo punto, eventualmente, un'idea che burocraticamente andrebbe a stratificare ancora di più la situazione attraverso sempre il "dispositivo" del green pass, potrebbe essere quella che, a partire dalla zona arancione, qualora un titolare di attività di ristorazione sia altresì detentore di green pass "rafforzato", ovvero frutto di una vaccinazione o guarigione da Covid, allora il suo locale possa restare aperto nonostante il Dpcm ne disporrebbe la chiusura. Ovviamente se e solo se, anche il relativo personale di sala risultasse detentore di green pass da vaccinazione o guarigione. Insomma, rafforzare il certificato verde, elidendo i test ed i tamponi per il rilascio, ma consentire ad un'attività di svolgersi anche in zona arancione se chi la manda avanti, oltre alla relativa clientela, si è vaccinato (oppure è guarito da Covid). Non è in fondo questo quel che si dice «differenziare le misure sulla base dello stato vaccinale dei cittadini»? Che si tratti di una follia burocratica o meno, va da sé bisogna ammettere che, in ogni caso, vi è del metodo.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Verso il Natale Covid. Zone gialle, arancioni, rosse e certificato verde: il groviglio normativo del green pass

VeronaSera è in caricamento