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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Partiti da Napoli, i sequestri dell'indagine antimafia arrivano fino a Verona

I provvedimenti sono scattati nella mattinata di giovedì nell'ambito delle indagini sul clan Mallardo e riguardano un patrimonio societario ed immobiliare del valore complessivo di oltre 40 milioni di euro

È scattato nella mattinata di giovedì, per mano della guardia di finanza e della questura di Napoli, il decreto di sequestro preventivo emesso dal gip su richiesta della direzione distrettuale antimafia nell'ambito delle indagini sul clan Mallardo.
Nel mirino del provvedimento c'è un patrimonio societario ed immobiliare del valore complessivo di oltre 40 milioni di euro, tra i quali rientra lo Stelle Hotel di Napoli, l'Hotel Sole di Verona, la società Crusado srl con sede presso "Il Tarì" di Marcianise (CE), la gelateria Gelcom srl di Taranto, oltre ad alcune ville ad Ischia e in Abruzzo, abitazioni nel napoletano, nelle province di Caserta e Taranto e alcune decine di conti correnti. 

Il sequestro riguarda una rete di società collegate a Gaetano Esposito, il titolare di numerose imprese che operano principalmente nel commercio di preziosi e in quello immobiliare. 
Le indagini hanno portato alla luce degli episodi di riciclaggio a favore del clan Mallardo realizzati, oltre che dagli Esposito (che sono già stati raggiunti da provvedimenti cautelari) anche dai componenti del gruppo imprenditoriale formato dalla famiglia Cozzolino. 
Le Fiamme Gialle avrebbero ricostruito l'attività della vasta rete aziendale ed immobiliare gestita da Santolo Cozzolino e da alcuni suoi familiari stretti, spesso in società con gli Esposito, attraversi la quale gli indagati sarebbero riusciti a riciclare ingenti somme di denaro.

Il decreto di sequestro eseguito nella mattinata del 15 giugno, nasce dallo sviluppo delle indagini che verso la fine del 2016 avevano portato all'applicazione di alcune misure cautelari personali sempre a carico di Gaetano Esposito, per il riciclaggio di denaro in favore del capo clan Francesco Mallardo, e al successivo sequestro delle aziende di famiglia. 
E durante una perquisizione eseguita nel mese di novembre di quell'anno, venne sequestrata la documentazione che riportava la contabilità "di comodo" dei movimenti tra le due famiglie, che avevano per oggetto somme pari a decine di milioni di euro. Poi, le indagini successive, hanno permesso di appurare che gli Esposito e Cozzolino facevano parte di una rete di società a disposizione del clan Mallardo per il riciclaggio. 

Nuovi approfondimenti bancari e societari infine, eseguiti sempre dalla guardia di finanza, hanno portato alla luce la sproporzione tra i redditi dichiarati dalla famiglia Cozzolino e l'effettiva patrimonialità. 
Nelle imprese venivano immessi capitali illeciti in modo da rendere difficoltoso il comprendere la loro origine o farne addirittura perdere le tracce, mimetizzandole od occultandole: da qui l'accusa di riciclaggio.  
 

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