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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Pietro di Morubio / Via Ferdinando Caracciolo

San Pietro di Morubio, TAR con il Comune: no alla moschea

Il paese del Basso Veronese alle prese con il problema dell'integrazione degli stranieri. Una questione aperta per tutta la provincia: gli stranieri tra i residenti sono orami l'11,5%

L’integrazione degli immigrati è una questione ancora aperta, che nel veronese sconta il peso di percentuali di stranieri sulla popolazione residente da primato ed in vorticosa crescita negli anni. Il problema è complesso, come testimonia la vicenda di San Pietro di Morubio, paese di tremila abitanti del Basso Veronese. Da oltre un anno l’amministrazione si oppone con ogni mezzo alla trasformazione in moschea di un capannone artigianale in pieno centro storico. Il Tar ha dato ripetutamente ragione alla Giunta guidata dal sindaco Giorgio Malaspina, con un ultimo pronunciamento favorevole anche negli scorsi giorni, ma la questione è tutt’altro che risolta e sull’amministrazione morubiana piovono anche accuse di atteggiamenti discriminatori.

I NUMERI DELL'IMMIGRAZIONE NEL VERONESE - Secondo i dati Cestim-Istat pubblicati a settembre, Verona divide con Treviso il primo posto tra le province con maggiore percentuale di stranieri nella popolazione residente (11,5%), strappando però il primato solitario per quanto concerne il numero assoluto di immigrati (106.167). Che la provincia scaligera fosse terra prediletta dagli stranieri, anche e soprattutto per le possibilità di trovare lavoro, era evidente sin dal 1991, quando la percentuale di stranieri sui residenti in Italia e in regione era ferma allo 0,6%, mentre Verona era già allo 0,8%. Un vantaggio conservato di censimento in censimento: nel 2001 in Italia la percentuale era ferma al 2,3, in Veneto al 3,4 e da noi già al 4,3%. Con il censimento 2011 su base nazionale si è raggiunto il 6,3%, il 9,2% su base regionale (anche se dati posteriori indicano il 10,7%). A Verona l’ultimo dato disponibile circa gli immigrati residenti è quello del 2010: 11,5% appunto, destinato ad aumentare ulteriormente con le rilevazioni non ancora pubblicate relative al 2012.

LA QUESTIONE DELL'INTEGRAZIONE - Con oltre un decimo di popolazione residente (senza contare gli irregolari e i regolari non residenti, che i dati della fondazione Ismu stimano mediamente in un ulteriore 50%), la questione della convivenza tra genti con usi e costumi differenti non può che continuare ad essere d’attualità. Da anni associazioni islamiche tentano di aprire moschee nei vari comuni del veronese, ricevendo costantemente l’opposizione delle amministrazioni comunali, sospinte dalla volontà della maggior parte della popolazione “autoctona”. Razzismo, discriminazione religiosa? Sarebbe stupido e superficiale tacciare così amministratori e cittadini di una terra che fa dell’accoglienza e della solidarietà due tratti caratteristici.

SAN PIETRO DI MORUBIO, SOLO L'ENNESIMO ESEMPIO - Per capirlo è sufficiente guardare a quanto successo dall’estate 2011 a San Pietro di Morubio, con accadimenti simili a quelli che hanno interessato praticamente la totalità dei comuni del veronese.

L'INIZIO DELLA VICENDA - Nell’estate del 2011 l’Associazione “El Falah Onlus” ha acquistato in via Caracciolo a San Pietro di Morubio un capannone ad uso artigianale dove a partire dal 31 dicembre 2011 ha trasferito la propria sede per poter svolgere le proprie attività, malgrado un’ordinanza sindacale che ne vietasse l’utilizzo per attività che non fossero di tipo artigianale appunto. L’Associazione, in violazione dell’ordinanza, ha continuato da allora ad utilizzare il fabbricato e contemporaneamente ha presentato ricorso al TAR Veneto per chiedere l’annullamento dei vari provvedimenti che il Comune nel frattempo aveva adottato.

IL PRIMO PRONUNCIAMENTO DEL TAR - Il TAR Veneto, con sentenza n. 369/2012, ha rigettato il ricorso affidando al Comune l’esecuzione della sentenza. Constatato il persistere del difforme utilizzo da parte dell’associazione, il Comune ha dichiarato inagibile il fabbricato disponendone lo sgombero che è avvenuto lo scorso 25 ottobre.

IL NUOVO RICORSO - Recentemente anche contro questo provvedimento è stato presentato ricorso al TAR Veneto dal “Consiglio Islamico di Verona”, che nel frattempo ha ottenuto in comodato d’uso il fabbricato dall’associazione “El Falh Onlus”. Proprio in questi giorni il TAR ha respinto l’istanza di sospensione dell’esecuzione del provvedimento di sgombero presentato dal Consiglio Islamico. Quindi il provvedimento di sgombero mantiene la propria efficacia in attesa che il TAR si pronunci in maniera definitiva.

IL SINDACO: "NON SIAMO RAZZISTI"- Laconico il commento del Sindaco, Giorgio Malaspina: “Si è letto anche recentemente nei quotidiani locali che l’Amministrazione nel suo agire è mossa da idee discriminatorie. Niente di più falso. In tutti questi anni si è dato prova che la strada che si intende percorrere è quella dell’integrazione, all’interno però di un percorso che prevede discussione, confronto, condivisione e prima di tutto rispetto delle regole”. “Nessuno mette in dubbio la legittimità, sancita anche dalla Costituzione, di professare il proprio credo religioso – spiega Malaspina -, ma ciò non deve diventare il paravento per non rispettare le norme stabilite dallo strumento urbanistico comunale e dai relativi regolamenti, che in questi anni tra l’altro sono stati adottati per porre rimedio agli annosi problemi della viabilità e dei parcheggi all’interno dei nostri centri abitati. Allo stesso tempo non è rispettare la legge svolgere attività di natura diversa rispetto la destinazione d’uso dei locali che si occupano”.

UN PERCORSO DA AFFRONTARE SENZA PREGIUDIZI - Una storia, quella di San Pietro di Morubio, che racconta del difficile percorso verso l’integrazione degli immigrati che tutta la provincia sta vivendo. Una storia da capire, non certo da giudicare con pregiudizi in un senso o nell’altro, inutili ai fini della risoluzione del problema.

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