rotate-mobile
Cronaca Centro storico / Corso Cavour

Dal 2018, 4.713 morti sul lavoro in Italia. In Veneto incidenza in crescita

Secondo l'analisi dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, in regione si è passati da 30 a 37 morti all'anno ogni milione di lavoratori. Un indice medio comunque tra i più bassi della Penisola

In quattro anni, 4.713 morti sul lavoro in Italia. Questo è il principale esito dell'analisi dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre riferita al periodo 2018-2021. Periodo che ha visto sempre più di mille morti ogni anno. Rischio di morte che sale con il salire dell'età, mentre i giovani lavoratori sono quelli che si ammalano e si infortunano di più. Sicurezza sul lavoro peggiore al Sud rispetto al Nord Italia. Ed, infine, la pandemia che ha inciso con 811 morti sul lavoro per Covid-19 in due anni.

Scarica qui il report su morti e infortuni sul lavoro dell'Osservatorio Sicurezza Vega Engineering

Ogni anno sono sempre troppe le vittime sul lavoro. Un fenomeno monitorato con costanza dall'Osservatorio Vega Engineering di Mestre, il quale ha elaborato i dati degli infortuni mortali e non mortali avvenuti negli ultimi quattro anni in Italia.
Il primo risultato è già un violento tuffo nell'emergenza. Sono state 4.713 le vittime sul lavoro da gennaio 2018 a dicembre 2021. Ma questo è solo l'incipit di un'accurata descrizione del peso dell'insicurezza sul lavoro regione per regione. L'Osservatorio mestrino ha infatti mappato le zone a maggior rischio di mortalità, evidenziando zone rosse, arancioni, gialle o bianche. Il tutto senza dimenticare di esplorare l'intreccio tra pandemia e morti sul lavoro.
Così nel 2020, anno di inizio dell'emergenza sanitaria, i morti per Covid in occasione di lavoro sono stati 568 su un totale 1.270 (quasi la metà), mentre nel 2021 sono stati 243 su 1.221. In tutto, dunque, tra il 2020 e il 2021 sono 811 i lavoratori deceduti a causa del contagio.
Uno scenario che parla di un'emergenza importante e urgente per l'Italia, con il Centro e soprattutto il Sud della Penisola che risultano le aree più colpite dalle morti sul lavoro. Zone cioè in cui l’incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa risulta essere più elevata. E questo appare evidente proprio nell’istantanea del 2021 in cui le zone rosse sono Molise, Basilicata, Abruzzo, Campania, Umbria, Puglia e Valle D’Aosta. In queste regioni al termine del 2021 è stata rilevata un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 42,5 morti ogni milione di lavoratori). Ma l’Osservatorio mostra anche le incidenze dei tre anni precedenti. Nel 2020 ad avere la peggio sul fronte della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa erano Campania, Piemonte, Liguria, Marche e Calabria, mentre la media calcolata nel periodo dal 2018 al 2019, ritrova nelle prime posizioni come nel 2021 il Molise e la Basilicata, a cui si aggiunge la Calabria. Ed emerge altrettanto nitidamente come nelle regioni con la popolazione lavorativa più numerosa, come Lombardia e Veneto, le rispettive incidenze di mortalità siano le più basse nel quadriennio considerato dall’Osservatorio Sicurezza Vega. Il Veneto, in particolare, non ha mai oltrepassato i confini della zona gialla in quattro anni, nel 2020 era sceso addirittura in zona bianca.

incidenze morti lavoro 2018 2022 regioni-2

«Si tratta di proiezioni indispensabili per narrare l’emergenza - ha spiegato Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio - È infatti l’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa, che evidenzia correttamente e obiettivamente il fenomeno delle morti sul lavoro, consentendo un confronto regione per regione».

Tornando ai numeri assoluti delle vittime nel quadriennio dal 2018 al 2021, invece, dei 4.713 decessi, ben 3.598 si sono verificati in occasione di lavoro (il 76% circa del totale). I rimanenti 1.115 sono avvenuti in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro, a dimostrazione che il rischio di morte durante la circolazione stradale è ancora molto rilevante.
Per quanto riguarda il totale delle denunce di infortunio (con inclusione degli infortuni in itinere), nei quattro anni dal 2018 al 2021, si registra un andamento altalenante, dalle 640.723 del 2018, alle 641.638 del 2019, per poi passare alle 554.340 del 2020, fino alle 555.236 del 2021. Tale andamento è in parte dovuto al significativo decremento registrato nel 2020, in coincidenza con l’inizio della pandemia e del lungo lockdown che ha da un lato ridotto il numero di ore lavorate, dall’altro favorito la diffusione dello smart working. In ogni caso, nel confronto tra il 2018 e il 2021 si registra una diminuzione del 13,3%.
L'Osservatorio mestrino, poi, compie un’accurata esplorazione degli infortuni per fasce d’età. E negli istogrammi appare chiaro come siano gli over 65 a rischiare di più la vita in tutto il quadriennio con un’incidenza quasi sempre superiore a quattro volte rispetto alla media nazionale. Mentre sul fronte delle denunce totali di infortunio sono i giovanissimi ad emergere con i dati più sconfortanti.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dal 2018, 4.713 morti sul lavoro in Italia. In Veneto incidenza in crescita

VeronaSera è in caricamento