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Cronaca Valverde / Via Luigia Poloni

Covid-19 miete vittime nelle case di riposo. «Servono controlli a ritmo serrato»

Nuovi morti nelle strutture di Sommacampagna, Legnago e Villa Bartolomea, dove ci si affanna anche a trovare personale idoneo per rimpiazzare gli operatori a casa per malattia o per quarantena

Le case di riposo continuano ad essere osservate speciali in questi giorni di coronavirus. I principali problemi sono due e sono sempre gli stessi: proteggere gli anziani che potrebbero non sopravvivere in caso di contagio e reperire personale per sostituire temporaneamente gli operatori costretti a casa per malattia o perché in quarantena. Questo è quanto affronta ogni giorno l'Ulss 9 Scaligera, la quale è impegnata anche nell'altro fronte caldo di questa battaglia al virus, quello degli ospedali. Sugli ospedali, è la Regione Veneto a fornire gli aggiornamenti continui, mentre sulle case di riposo è l'Ulss che periodicamente rende conto ai cittadini di quanto sta accadendo, anche se ogni casa di riposo è autonoma e non dipende dall'Ulss o dalla Regione.

L'ultimo aggiornamento dell'Ulss 9 Scaligera sulle strutture per gli anziani è di ieri, 6 aprile, e riporta il dato di 60 morti per Covid-19. Un dato che purtroppo ogni giorno cambia perché purtroppo il virus miete ancora vittime. Nuovi decessi, infatti, si registrano a Sommacampagna, Legnago e a Villa Bartolomea. Proprio la struttura di Villa Bartolomea è quella che preoccupa di più, perché dall'inizio dell'emergenza sono morti 34 anziani, 9 ne sono morti a Legnago e 5 le vittime a Sommacampagna. Al dolore per i decessi, si aggiunge la preoccupazione per chi ha contratto il virus e deve essere isolato all'interno della struttura. Ma hanno contratto il virus anche gli operatori e in tanti sono rimasti o sono costretti a rimanere a casa. La carenza di personale a Sommacampagna, Legnago e Villa Bartolomea rischia di lasciare gli ospiti senza le cure adeguate e per questo continuano le ricerche di sostituti idonei.

«Servono controlli a ritmo serrato: l'emergenza è iniziata oltre un mese fa e per troppo tempo non è stato fatto neanche un tampone agli anziani e ai dipendenti delle case di riposo». Questa la denuncia della consigliera regionale veronese del Partito Democratico Anna Maria Bigon, la quale chiede una forte accelerata sui controlli all'interno delle strutture. «È stato aperto il laboratorio di analisi di San Bonifacio, non ancora quello di Villafranca. È stato detto che a breve partiranno i test rapidi e, se positivi, verranno fatti i tamponi. Quando e a chi? Saranno controllati tutti gli ospiti e i dipendenti? Occorre procedere davvero a tappeto nelle case di riposo, senza dimenticare nessuno, isolando poi i positivi. Dobbiamo mettere in sicurezza le persone ed evitare l'ulteriore diffusione del contagio. E per quanto riguarda il personale, già ci sono carenze normalmente, adesso in molti sono a casa in attesa del risultato del tampone per poter rientrare al lavoro e c'è chi aspetta anche oltre 10 giorni. La velocità decantata da Zaia si scontra con la realtà e le case di riposo si trovano con gli organici ridotti all'osso».
Ma non ci sono solo sollecitazioni e critiche. Robelto Baldo, presidente di Federsolidarietà Veneto ha dichiarato: «Non siamo lasciati soli, siamo fiduciosi nella collaborazione con la Regione e pronti ad elaborare una proposta operativa nell’emergenza. Federsolidarietà si è resa disponibile a sostenere, per quanto le sarà possibile, l’emergenza di figure professionali per strutture residenziali. Nonostante il momento difficile, siamo piuttosto fiduciosi sulla tenuta del sistema di welfare veneto della cooperazione sociale. Sistema che, sin dall’inizio dell’emergenza, ha comunque intensificato gli sforzi per garantire la continuità dei servizi e l’approvvigionamento dei dispositivi per la sicurezza dei soci-lavoratori».

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