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Cronaca

«Era una donna contro». Cia Verona piange la scomparsa di Laura Ferrin

Si è spenta a 72 anni per gravi problemi di salute. «Un personaggio scomodo, dotato di grande coraggio: se c’era da manifestare a muso duro per i diritti, era sempre in prima fila, anche a costo di pagare in prima persona»

Cia - Agricoltori italiani Verona piange la scomparsa di Laura Ferrin, 72 anni, presidente dell’associazione provinciale dei pensionati, che si è spenta nella notte tra venerdì e sabato a causa di gravi problemi di salute. Da sempre impegnata nella politica (era stata iscritta al Pci) e nel sindacato degli agricoltori, oltre che nel sociale, era anche rappresentante di Cia nell’ente bilaterale Agribi, di cui era stata presidente quando ancora si chiamava Enbiav.

Originaria di Castelgomberto, nel Vicentino, all’età di vent’anni si era trasferita a Verona. Laura Ferrin era figlia di Lilio Ferrin, partigiano che aveva combattuto per la liberazione nella zona del Pasubio e primo ad entrare nel comitato centrale del Partito comunista, mentre suo zio era stato nell’Alleanza dei contadini e sindacalista della Cgil. Da loro aveva ereditato la passione per la politica e per i diritti, tanto da iscriversi giovanissima al Pci. Quando il partito cambiò nome diventando Pds, fu eletta consigliere provinciale, ma dopo poco lasciò il nuovo soggetto politico in cui non si riconosceva.

Laura Ferrin con il prefetto (a sinistra) e il presidente di Cia Lavagnoli

Ricorda Giambattista Polo, suo compagno nell’allora Pci ed ex presidente provinciale di Cia Verona, che ha condiviso con lei molte battaglie: «Uscimmo insieme dal Pds, alla ricerca di un’altra Itaca. Il suo essere comunista era un far parte di un ideale e un’utopia; perciò non poteva accettare di appartenere a un ibrido in cui non si riconosceva più. Era una donna contro, con una grande capacità di critica, che cercava sempre di vedere oltre la verità rivelata. Un personaggio scomodo, dotato di grande coraggio: se c’era da manifestare a muso duro per i diritti, era sempre in prima fila, anche a costo di pagare in prima persona. Non si risparmiava. Forse ora è arrivata alla sua Itaca, che aveva da sempre sognato».
Direttore del patronato Inac della Cia per molti anni, ha fatto fino all’ultimo parte della giunta esecutiva dell’associazione, diventando anche presidente del Cupla, la sigla che riunisce tutte le associazioni dei pensionati. Le battaglie degli ultimi anni erano per chiedere una riforma previdenziale e fiscale in campo pensionistico. «Nella provincia di Verona ci sono quasi 50.000 pensionati che percepiscono una pensione che non arriva a 750 euro al mese. E la maggioranza di questi sono donne», aveva detto in uno dei suoi ultimi interventi. «Bisogna aumentare le pensioni minime, ridurre la tassazione e rafforzare la sanità territoriale con strumenti e soluzioni di prossimità».

Tra le sue passioni anche quella per il teatro amatoriale, nel quale si spendeva sempre su tematiche di attualità. Gestiva anche l’Università della terza età al Centro Tommasoli e si batteva per tutti i Paesi dilaniati da ingiustizie sociali e diritti calpestati. Aveva fatto parte di progetti di sostegno per le popolazioni dell’America Latina ed era molto legata alla causa curda, tanto da recarsi nel Kurdistan iracheno ed essere ricevuta dal presidente Masud Barzani.

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