Marchi falsi, sequestrati 20mila capi d'abbigliamento
Lo sviluppo dell'operazione "alba di ferro" ha portato alla denuncia di tre persone per ricettazione
Lo scorso ottobre era stato sequestrato un magazzino-lager a Isola della Scala, in cui molti operai clandestini vivevano, lavoravano e dormivano insieme. Compresi due neonati, che venivano messi a dormire in una cassettiera o in uno scatolone. Era l'operazione "Alba di ferro". Che in questi due mesi è stata approfondita ed estesa, portando al sequestro di una ditta lombarda e di ventimila capi contraffatti. Tre persone, due italiane e una di origine cinese, sono state denunciate a piede libero per ricettazione, contraffazione e commercio di prodotti falsi.
La guardia di finanza ha risalito l'intera filiera che i capi prodotti percorrevano prima di essere commercializzati. Nella rete sono finiti alcuni rivenditori ambulanti cinesi, che operavano in tutti i mercatini periodici della provincia. Oltre a sequestrare duecento capi contraffatti, che riproducevano quelli delle divise di molte squadre di calcio italiane ed europee, le forze dell'ordine hanno controllato la documentazione fiscale, quando è stato possibile. Ciò ha permesso di arrivare al "livello superiore". Individuando i grossisti della merce contraffatta e, in particolare, una società serigrafica della zona della Brianza che produceva i marchi contraffatti.
Sono scattate le perquisizioni delle diverse sedi operative dell'azienda, attraverso cui è stato possibile sequestrare oltre ventimila stampe serigrafiche contraffatte riportanti i loghi e i colori di molti club calcistici europei, compresi quelli del Chievo e dell'Hellas, e di molti sponsor tecnici. Identici agli originali e pronti per finire in commercio. Oltre ai marchi, sono stati sequestrati anche i macchinari per la loro produzione illegale. Un mercato, quello della merce contraffatta, estremamente redditizio. I capi venivano venduti come originali a prezzi scontati. Ciò assicurava un enorme ricarico. Visto che il costo industriale per ogni pezzo non superava l'euro.
La guardia di finanza ha risalito l'intera filiera che i capi prodotti percorrevano prima di essere commercializzati. Nella rete sono finiti alcuni rivenditori ambulanti cinesi, che operavano in tutti i mercatini periodici della provincia. Oltre a sequestrare duecento capi contraffatti, che riproducevano quelli delle divise di molte squadre di calcio italiane ed europee, le forze dell'ordine hanno controllato la documentazione fiscale, quando è stato possibile. Ciò ha permesso di arrivare al "livello superiore". Individuando i grossisti della merce contraffatta e, in particolare, una società serigrafica della zona della Brianza che produceva i marchi contraffatti.
Sono scattate le perquisizioni delle diverse sedi operative dell'azienda, attraverso cui è stato possibile sequestrare oltre ventimila stampe serigrafiche contraffatte riportanti i loghi e i colori di molti club calcistici europei, compresi quelli del Chievo e dell'Hellas, e di molti sponsor tecnici. Identici agli originali e pronti per finire in commercio. Oltre ai marchi, sono stati sequestrati anche i macchinari per la loro produzione illegale. Un mercato, quello della merce contraffatta, estremamente redditizio. I capi venivano venduti come originali a prezzi scontati. Ciò assicurava un enorme ricarico. Visto che il costo industriale per ogni pezzo non superava l'euro.