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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

«Nel Veronese ogni campo dell'attività economica registra infiltrazioni mafiose»

Lo ha dichiarato il prefetto Donato Cafagna durante un incontro sulla criminalità organizzata nel Nord Italia: «Anche i reati spia si differenziano rispetto a quelli tipici delle regioni meridionali, denotando la capacità di integrarsi e interagire nel territorio»

Agromafie, ecomafie, 'ndrangheta e criminalità organizzata nel Nord Italia. Su questi argomenti, tra lunedì 15 e martedì 16 novembre, si sono svolti due incontri promossi dalla Regione Veneto e dalla Camera di Commercio di Verona, in collaborazione con Avviso Pubblico.

L'appuntamento di ieri, 16 novembre, è stato aperto dal prefetto di Verona Donato Cafagna che nel suo intervento introduttivo ha tratteggiato un quadro relativo alla presenza mafiosa nel Nord, in particolare della 'ndrangheta nella provincia di Verona, sottolineandone le evoluzioni storiche, le peculiarità rispetto alla visione tradizionale del fenomeno e l'attività di prevenzione e contrasto messa in campo anche dalla prefettura. «La presenza della criminalità nelle regioni settentrionali non è un fenomeno nuovo ma, nel corso degli anni, è cambiata la sua strategia di inserimento: dai singoli grandi business si è passati ad una forma di insediamento nel territorio meno eclatante ma più insidiosa e pervasiva, in cui anche i reati spia (di carattere soprattutto finanziario) si differenziano rispetto a quelli tipici delle regioni meridionali, denotando la capacità di integrarsi nel territorio e di interagire con esso - ha dichiarato Cafagna - Oggi nella provincia di Verona non c’è campo dell’attività economica in cui non si registri una infiltrazione mafiosa, con un rapporto significativo con il settore privato».
A seguire il tenente colonnello dell'Antimafia Martino Salvo ha approfondito le principali caratteristiche dell’agire mafioso nei territori del Nord Italia, concentrandosi nello specifico sulle differenze rispetto al Sud: «Nel Nord, le mafie mostrano di essere disponibili anche a collaborare tra di loro e a definire strategie che consentano di raggiungere gli obiettivi, primo fra tutti quello del riciclo del denaro. A tale fine, sono molteplici gli stratagemmi ideati dai clan». Salvo ha concluso il suo intervento ricordando gli strumenti che i sindaci hanno a disposizione, tra cui spicca la possibilità di richiedere alla Prefettura, in occasione delle aperture di nuovi esercizi commerciali, le relative comunicazioni antimafia.
Il coordinatore nazionale di Avviso Pubblico Pierpaolo Romani ha invece fatto una rassegna ampia e dettagliata delle tante spie della presenza mafiosa nelle aree del Nord e in particolare nel Veronese. «Il radicamento della criminalità organizzata in queste zone è, ormai, una realtà di lungo corso: il cuore del problema va individuato nelle relazioni che i clan hanno saputo creare nei territori in cui agiscono - ha dichiarato Romani - Ciò è avvenuto sia rispetto ad imprenditori in difficoltà economica, che hanno accettato di rivolgersi alle mafie nell’illusione di riuscire così a superare i problemi di liquidità, sia nei casi in cui questi hanno cercato i servizi delle organizzazioni mafiose per operazioni di recupero crediti. In ogni caso, quando le mafie entrano in contatto con gli imprenditori e le aziende, per questi risulta impossibile sottrarsi alla morsa sempre più stringente che queste sono in grado di attuare nei loro confronti. Gli interessi mafiosi al Nord vanno nella direzione non solo dell’economia, ma anche della politica, nella ricerca, in ogni contesto, di aumentare il loro potere. Desta preoccupazione, inoltre, la tendenza, emersa anche in comuni del veronese, alla connivenza ed omertà da parte di alcuni cittadini che, in certi casi, hanno dato riconoscimento al potere dei clan».
Anche il giornalista di Repubblica Giuseppe Baldessarro ha tracciato un quadro storico approfondito della 'ndrangheta, ricostruendo struttura, episodi salienti ed evoluzioni: «Una delle caratteristiche fondamentali della 'ndrangheta è quella di essere in grado di tenere le radici nel passato e la mente nel futuro, con una struttura ben delineata, a partire dai legami familiari, che si è mostrata quasi completamente impermeabile ai fenomeni del pentitismo. La 'ndrangheta è riuscita a costruire sottotraccia, nel corso dei decenni, il suo potere, puntando sul mercato transnazionale della cocaina e interessandosi alle vicende politiche. Solo negli anni recenti, tra il 2006 e il 2007, alcuni episodi di criminalità (l'omicidio Fortugno e la strage di Duisburg) hanno segnalato alla grande opinione pubblica il grave pericolo posto da questa organizzazione».
Infine, il procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Reggio Calabria Gaetano Paci ha ricostruito alcune delle problematiche che le attività di contrasto giudiziario e di prevenzione amministrativa delle mafie si trovano a dover fronteggiare. Sul piano interno, Paci ha ricordato come le mafie nel Nord Italia abbiano trovato forme di vera e propria accoglienza da parte dell’imprenditoria locale che, in varie occasioni, si rivolge alle organizzazioni criminali per la risoluzione di problemi e la fornitura di servizi illeciti. «In questo senso, una delle richieste che gli imprenditori avanzano è quella di intervenire per abbattere i costi e distorcere la concorrenza in molteplici settori - ha affermato il procuratore Paci - Sul versante internazionale, il problema è ancor più serio. In ambito europeo, infatti, anche a causa della sottovalutazione del fenomeno, mancano legislazioni, prassi applicative, metodi di formazione del personale di polizia e di magistratura che siano omogenei tra loro. Alcuni paesi rifiutano di affrontare il fenomeno e lasciano anche del tutto disapplicata la Convenzione di Palermo del 2000 che, invece, contiene tutti gli strumenti utili per combattere efficacemente le organizzazioni criminali».

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(Vantini)

Le infiltrazioni mafiose nel settore agricolo sono state al centro dell'incontro di lunedì scorso. E su questo argomento il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini ha commentato: «Dal campo alla tavola, le agromafie sviluppano un business da 24,5 miliardi che minaccia di crescere mettendo le mani su un tessuto economico indebolito dalla crisi determinata dall'emergenza coronavirus che ha coinvolto ampi settori della filiera agroalimentare. La malavita si appropria di vasti comparti dai campi agli scaffali, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta. Allo stesso tempo compromette in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy. È necessario stringere le maglie ancora troppo larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare. Tra le voci in attivo del bilancio delle agromafie non può essere dimenticata la contraffazione, che impatta anche sulla sicurezza alimentare. Il patrimonio agroalimentare nazionale, che vale 538 miliardi di euro e offre milioni di posti di lavoro e che nel 2021 si avvia a segnare il record storico delle esportazioni a oltre 50 miliardi di euro dopo i terribili mesi dell’emergenza Covid, è messo a rischio dall’epidemia di falsi e tarocchi. Ma lo Stato deve essere parte attiva nel combattere anche la piaga sociale del caporalato e nel sostenere le imprese danneggiate dalla concorrenza sleale di chi opera nell’illegalità».

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