Pfas. Le azioni di Acque Veronesi per contenere e risolvere il problema
La società si è occupata anche della sperimentazione di diverse tecniche di abbattimento delle Pfas e la migliore è risultata essere l'utilizzo del carbone attivo granulare da noce di cocco
Acque Veronesi, dopo essersi messa a disposizione della magistratura per le indagini che riguardano l'inquinamento da Pfas, ha illustrato tutte le iniziative messe in atto dal maggio 2013, cioè da quando il Ministero dell'ambiente ha evidenziato la presenza di Pfas nelle acque potabili e nelle acque superficiali in alcuni comuni nelle province di Vicenza, Padova e Verona.
Acque Veronesi si è attivata per analizzare la problematica attuando in tempi brevi diverse misure di contenimento. Il laboratorio di analisi della società, in accordo con Arpav, ha stilato la metodica per l’analisi definendo 12 composti della famiglia delle Pfas e il passo successivo è stato quello di analizzare settimanalmente tutte le fasi del trattamento dell'acqua antecedenti la distribuzione agli utenti. Tutto questo in un mese.
Acque Veronesi si è inoltre occupata della sperimentazione di diverse tecniche di abbattimento delle Pfas, come l'impiego di diverse tipologie di carbone attivo, l’utilizzo di un impianto pilota per l’ossidazione avanzata e l’utilizzo di carbone in polvere. Dalle sperimentazioni è emerso che la scelta di utilizzare il carbone attivo granulare da noce di cocco, adottato in fase di emergenza, garantisce le maggiori performance di abbattimento dei composti.
In merito alle prospettive a lungo termine per la risoluzione definita della problematica, è stato effettuato lo studio di fattibilità per utilizzare fonti di approvvigionamento alternative come le falde acquifere presenti a Belfiore. In ogni caso Acque Veronesi terrà costantemente informata la cittadinanza sull’evolversi della vicenda.
