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Incidenti stradali

Presunto depistaggio sull'incidente dell'auto blu di Domenico Mantoan

Alla guida della vettura del segretario generale della sanità regionale del Veneto c'era un autista veronese, Angelo Faccini, chiamato a rispondere di omicidio stradale, nonostante una sospetta autopsia

Da un caso di omicidio stradale ad un'indagine per frode, favoreggiamento, depistaggio, falso e truffa. È quanto sta accadendo a Padova, in seguito all'incidente stradale del 13 settembre 2016, avvenuto in via Gattamelata.
Nel sinistro perse la vita un uomo di 73 anni, Cesare Tiveron, investito dall'auto blu del segretario generale della sanità regionale del Veneto Domenico Mantoan. Lo scontro tra l'auto di Mantoan, guidata dal veronese Angelo Faccini, e lo scooter di Tiveron capitò mentre Faccini stava effettuando una inversione a U. Il 73enne non riuscì ad evitare l'impatto e, nonostante i tentativi di rianimarlo, si spense.

Per la morte di Cesare Tiveron, l'autista di Mantoan è stato chiamato a rispondere del reato di omicidio stradale, nonostante la perizia di Massimo Montisci, ex direttore dell'istituto di medicina legale di Padova. Nell'autopsia, Montisci avrebbe dichiarato che la morte di Tiveron era stata causata da un infarto, che avrebbe fermato il cuore dello scooterista qualche attimo prima dell'incidente. Un'autopsia del tutto favorevole all'autista veronese, ma che non avrebbe convinto la Procura e che sarebbe stata anche smontata da numerosi altri pareri richiesti dal giudice.
Per questo, come scritto da Ivan Grozny Compasso su PadovaOggi, è stato chiesto il rinvio a giudizio per Massimo Montisci. E con lui è stato imputato anche Giacomo Miazzo, il medico del 118 che catalogò il soccorso di Tiveron come soccorso ad una persona che aveva subito un malore.
Ci sarebbero, infine, da chiarire altri dettagli che farebbero pensare ad un depistaggio messo in piedi da Montisci. Il medico legale, infatti, non sarebbe stato di turno nel giorno dell'autopsia a Tiveron, eppure è stato lui a presentarsi per eseguirla. Ed alla vittima sarebbe stato anche sottratto un pacemaker, ritrovato due anni dopo in un cassetto di Montisci.

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