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Cronaca Zai / Via Enrico Fermi

Inchiesta sull'incidente del bus ungherese in A4, possibili nuovi indagati

Inizialmente erano coinvolti solo l'autista e due dirigenti dell'autostrada, ma le perizie in mano alla procura potrebbero portare al coinvolgimento di progettisti, collaudatori e manutentori della strada

È durata praticamente un anno ma dovrebbe essere ormai chiusa l'inchiesta della Procura di Verona sull'incidente del bus ungherese che nel gennaio del 2017 causò la morte di 17 persone, la maggior parte dei quali erano ragazzi che insieme ai loro accompagnatori stavano tornando a casa dopo una gita in Francia. Una tragedia avvenuta nel tratto veronese dell'A4 e che ha coinvolto solamente il pullman che andò a sbattere contro un pilone dell'autostrada, incendiandosi.

Gli indagati finora sono tre, l'autista del mezzo rimasto gravemente ferito e due dirigenti dell'Autostrada A4, ma nel suo sviluppo l'inchiesta si è allargata e molto probabilmente coinvolgerà anche altre figure come i progettisti e i collaudatori della strada. Per far venire alla luce tutte le responsabilità, si è sempre battuta l'Aifvs, associazione italiana familiari vittime della strada. Tanto che proprio questa associazione aveva presentato una denuncia contro ignoti supportata dalle analisi di importanti esperti ungheresi.

Nell'elaborato vengono individuate delle presunte responsabilità da parte del gestore del tratto autostradale, progettisti e manutentori - scrive il presidente Aifvs Alberto Pallotti - In particolare, una piastra di ferro in disuso, con pezzi di ferro sporgenti, era presente sul luogo dell'incidente, appena al di là del guard rail. Questa piastra è stata praticamente la causa dell'esplosione degli pneumatici del bus, che ha contribuito alla modifica della traiettoria di uscita di strada, portando il veicolo a schiantarsi contro il pilone risultato poi fatale. Nella relazione, viene evidenziato anche il ruolo del palo della luce tranciato dal bus, il quale risulterebbe scorrettamente fissato al cemento. La perizia evidenzia, inoltre, un presunto errore di progettazione di tutto il tratto stradale. Per proteggere il pilone del cavalcavia è stata adottata una barriera di acciaio fissata al terreno. Il guard rail dovrebbe essere fissato nel cemento, non nel terreno, per avere un effetto contenitivo maggiore. La perizia getta pesanti ombre sulla tenuta del guard rail in oggetto, e sul corretto sistema di protezione del pilone. Il presunto colpo di sonno dell'autista o lo scoppio del pneumatico non possono essere considerati gli unici fattori causanti la tragedia. I guard rail, indubbiamente, hanno avuto un loro ruolo in questo dramma; se la barriera avesse offerto la giusta protezione, probabilmente il bus non sarebbe mai andato a collidere con il pilone. Crediamo sia assolutamente velleitario parlare, come ha fatto il gestore, di sistema di ritenzione idoneo.

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