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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Sull'incendio in Zai spunta l'ipotesi del dolo

Gli investigatori non escludono alcuna pista, si indaga anche su possibili ritorsioni contro la ditta colpita. Intanto si attende il rapporto dei Vigili del fuoco sulle cause del rogo.

Non si fermano le indagini delle forze dell'ordine e dei Vigili del fuoco sull'incendio che venerdì sera ha devastato i capannoni dell'Osa tra viale del Lavoro e viale del Commercio, con fiamme alte decine di metri, anzi, proprio in queste ore è atteso il rapporto delle autorità sulle cause del disastro. Grazie a queste indagini, infatti, si spera di fare finalmente chiarezza sull'incredibile rogo che nell'arco di poche ore ha distrutto le strutture dell'azienda ortofrutticola. La procura e la squadra Mobile stanno lavorando assieme e per la squadra di investigatori coordinata dal pm Marco Zenatelli nessuna ipotesi è da escludere. “Queste indagini”, ha dichiarato ieri un investigatore, “non si risolvono in 24 ore”.


Intanto è stato convalidato il sequestro di polizia giudiziaria sull'area del rogo per continuare gli accertamenti sui reperti trovati tra le macerie del capannone. Al momento, comunque, la ricerca di prove concrete risulta alquanto difficoltosa e il rogo doloso appare la pista più plausibile. L'incendio è scoppiato nel cortile retrostante all'ingresso dell'Osa in viale del Commercio. In quell'area, secondo le indagini, venerdì stazionavano tre camion e numerose casse di plastica. Secondo la testimonianza dei primi vigili del fuoco intervenuti, le fiamme sarebbero sprigionate da diversi punti del cortile. I titolari dell'Osa, Lino, Edoardo ed Ernesto Crivellaro, hanno immediatamente dichiarato che in quell'area dei cantieri non c'era niente d'infiammabile. Tutti questi elementi, al momento al vaglio degli investigatori, lasciano immaginare che il devastante incendio sia stato appiccato in maniera premeditata da qualcuno, che avrebbe dato alle fiamme diversi punti del cortile per assicurarsi che il rogo non venisse spento in poco tempo. 

Per identificare i responsabili, comunque, è ancora troppo presto secondo gli investigatori. Una delle possibilità al vaglio degli inquirenti segue la pista dei senzatetto che da tempo hanno trovato rifugio proprio in uno dei capannoni vicino alla struttura bruciata, ma per gli investigatori resta il problema del movente. Difficile infatti immaginare una motivazione valida che avrebbe spinto i senza dimora a dare fuoco ai capannoni adiacenti alla loro “residenza improvvisata”. Anche per l'ipotesi di una ritorsione contro la ditta ortofrutticola scarseggiano gli elementi: i titolari, infatti, hanno subito negato di essere mai stati vittima di minacce o intimidazioni, tanto che non risulta alcun tipo di segnalazione a carico dei Crivellaro ai terminali delle forze dell'ordine. “Azienda e titolari senza macchia”, confermano gli inquirenti. 
Se le relazioni dei vigili del fuoco e di Ulss e Arpav, intervenute assieme ai pompieri venerdì sera, non faranno luce sulle cause del rogo, è possibile che la procura nomini un consulente nella speranza di venire finalmente a capo del mistero e trovare il bandolo di questa fiammeggiante matassa.

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