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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Bra

A Verona i sindaci manifestano per la pace in Ucraina. Lunedì possibile terzo round dei negoziati

In piazza Bra la manifestazione promossa da Malve Ucraina cui hanno preso parte i sindaci veronesi. In Russia la libera informazione messa in crisi dalla nuova legge che prevede il carcere per i giornalisti, mentre la guerra in Ucraina non si placa. Possibile spiraglio per il terzo giro di negoziati lunedì 7 marzo

Si è svolta nella mattinata di domenica 6 marzo in piazza Bra a Verona la nuova manifestazione di solidarietà nei confronti della popolazione dell'Ucraina, vittima dell'aggressione militare perpetrata dalle forze armate russe che da ormai oltre dieci giorni hanno scatenato una tremenda guerra nel paese. La manifestazione è stata promossa dall'associazione "Malve Ucraina" ed ha visto la partecipazione anche di pressoché tutti i sindaci dei Comuni scaligeri ed altre autorità locali, tra questi anche il sindaco di Verona Federico Sboarina ed il presidente della Provincia Manuel Scalzotto.

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In piazza Bra, tra le numerose bandiere e fasce gialloblu, i colori dell'Ucraina, si è anche svolta un'esibizione simbolica di danza davanti all'arena. Una giovane ballerina, munita di nastri gialli e blu, ha eseguito una coreografia, accompagnata anche dall'esibizione di alcune ginnaste della Ritmic Art Verona. In seguito vi è stato anche spazio per una foto di gruppo dei sindaci veronesi in arena.

Manifestazione Verona Ucraina - 6 marzo 2022-2

Manifestazione Verona Ucraina - foto Facebook Sboarina Sindaco - 6 marzo 202

Nel frattempo il conflitto in Ucraina prosegue, nonostante il tentativo di evacuzione di civili in alcune città del paese, tra queste quella di Marioupol e Volnovakha. Il cessate il fuoco per consentire i corridoi umanitari dovrebbe essere garantito fino alle ore 21 di questa sera. Nella mattinata di oggi, tuttavia, ci sarebbero stati pesanti bombardamenti a ovest e a nord-ovest della città di Kiev. In particolare anche due colpi di mortaio avrebbero colpito un checkpoint installato per consentire l'ingresso di civili in città dalla periferia. Tra le vittime, secondo ciò che riporta il quotidiano ucraino Kyyv Independent, vi sarebbero anche dei bambini. Un episodio similare si sarebbe verificato anche a Irpin dove l'esercito russo avrebbe aperto il fuoco contro dei civili, uccidendone almeno tre.

Intanto le forze della sedicente Repubblica popolare di Donesk avrebbero preso il controllo del quartiere di Staryi Krym proprio a Mariupol, stando a quanto a riferito dal ministero russo della Difesa che viene citato dall'agenzia Tass. Crescono poi ulteriormente i numeri già drammatici del conflitto per quel che riguarda i profughi: in base a quanto riportato dall'Onu sono infatti più di un milione e mezzo i rifugiati in fuga dall'Ucraina dopo dieci giorni di guerra. Notizia importante di queste ore è che il terzo round dei negoziati tra le delegazioni di Russia ed Ucraina dovrebbe tenersi nelle giornata di domani, lunedì 7 marzo. A dirlo sarebbe stato proprio uno dei negoziatori russi, Leonid Slutsky, nel corso di una trasmissione streaming di Soloviev Live YouTube.

Nella giornata di sabato vi è stata l'iniziativa diplomatica a sorpresa promossa dal premier israeliano Naftali Bennet, seguita alle parole assai dure del presidente russo Putin che in precedeza aveva paragonato le sanzioni applicate alla Russia ad una vera e propria «dichiarazione di guerra». Bennet, nel giorno dello Shabbat, è comunque volato a Mosca dove si è intrattenuto per circa tre ore di colloquio al Cremlino con Putin, la prima visita ufficiale di un leader straniero nella capitale russa dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Il premier israeliano ha in seguito avuto un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e con quello francese Macron, per poi dirigerrsi a Berlino dove ha incontrato Olaf Scholz, il cancelliere tedesco. Proprio il portavoce di Scholz ha spiegato che «l'obiettivo comune resta quello di mettere fine alla guerra il prima possibile». 

Peggiora invece sempre di più la situazione in Russia per quel che riguarda la libertà d'informazione ed espressione. Secondo quanto rivelato da Ovd-Info soltanto a partire dalla mattinata odierna in Russia sono ulteriori 600 le persone arrestate per aver manifestato contro la guerra in Ucraina che la propaganda russa continua invece a definire un'«operazione militare speciale», bandendo espressioni come «invasione», «guerra» o «aggressione». Nel complesso sarebbero già ben più di 8 mila le persone arrestate in Russia nell'ambito delle proteste. Intanto il Roskomnadzor, ovvero l'autorità russa sul controllo delle informazioni, ha bloccato sia Facebook che Twitter, mente nel paese è stata inoltre approvata una modifica del codice penale che punisce in modo violento la libertà di stampa, riservando il carcere (fino a 15 anni a seconda dei casi) nei confronti dei giornalisti che dovessero essere ritenuti responsabili di diffondere notizie false in merito alle «operazioni» dei militari russi impegnati in Ucraina.

A seguito dell'entrata in vigore di tale disposizione, anche la Rai ha annunciato di ritirare dal territorio della Federazione russa i propri corrispondenti, così come già fatto nelle scorse ore da praticamente tutte le principali testate e televisioni internazionali: «In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, - si legge in un comunicato ufficiale del 5 marzo - a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione russa. La misura si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al paese. Le notizie su quanto accade nella Federazione russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’azienda in servizio in paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia», si conclude la nota del'azienda.

Nel pomeriggio di oggi, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto sapere di aver avuto un nuovo colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodimir Zelensky, nel corso del quale è stata ribadita la «profonda amicizia tra il popolo italiano e il popolo ucraino e la grande solidarietà dell’Italia nei confronti dell’Ucraina». Il presidente Draghi ha poi «condannato gli attacchi della Russia ai civili e alle infrastrutture nucleari», ha quindi riaffermato la «volontà italiana di fornire sostegno e assistenza all’Ucraina e alla sua popolazione» e ha ribadito come l’Italia sostenga l’«appartenenza dell’Ucraina alla famiglia europea». Il presidente Zelensky ha ringraziato il presidente Draghi per la sua vicinanza e per quella dell’Italia.

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