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Mercoledì, 27 Settembre 2023
Cronaca Santa Lucia e Golosine / Via Mantovana

Ucraina: breve tregua per Mariupol, bombe su altre città. Marcia indietro del Veneto sulla Crimea

L'esercito russo ferma le ostilità sulla città del Mar d'Azov per far evacuare i civili. Da domani riprendono i negoziati per la pace. Intanto il consiglio regionale veneto disconosce l'annessione della Crimea alla Russia

È circoscritta solo alla città di Mariupol la tregua di oggi, 31 marzo, tra Russia e Ucraina. Dalle 9 di questa mattina, l'esercito russo ha avuto l'ordine di cessare le ostilità sul centro che si affaccia sul Mar d'Azov per permettere l'evacuazione di civili attraverso 45 autobus. Ma se a Mariupol le armi tacciono per un po', nel resto dell'Ucraina i bombardamenti continuano. Dnipro e Irpin sono state le città più colpite recentemente ed il sindaco Trostyanets, città nei pressi di Sumy riconquistata dagli ucraini, vede intorno a sé solo terra bruciata, edifici distrutti e cadaveri.

A questo link gli aggiornamenti sulla guerra in Ucraina curati dalla Redazione di Today.it

Da domani, riprenderanno le trattative tra i rappresentanti di Ucraina e Russia per concordare la pace. Sul non ingresso dell'Ucraina nella Nato e sulla sua sostanziale neutralità a livello di alleanze internazionali le due parti avrebbero trovato un accordo, ma su Crimea e Donbass il compromesso ancora non c'è.

La Russia non vuole fare passi indietro sulla Crimea. Passo indietro che invece è stato fatto dalla Regione Veneto. Nel 2016, infatti, il Veneto riconosceva l'annessione della Crimea alla Russia. Un riconoscimento che è stato eliminato con la votazione di un ordine del giorno inserito nel provvedimento con cui l'aula chiede «interventi regionali per la promozione e la diffusione dei diritti umani nonché la cooperazione allo sviluppo sostenibile».
Il capogruppo del Partito Democratico Giacomo Possamai è il primo firmatario dell'ordine del giorno sottoscritto dai colleghi dem Vanessa Camani, Anna Maria Bigon, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis, da Erika Baldin del Movimento Cinque Stelle, da Elena Ostanel del Veneto che Vogliamo, da Cristina Guarda di Europa Verde e da Arturo Lorenzoni del gruppo misto. «È una vicenda inevitabilmente balzata di nuovo agli onori delle cronache in questi giorni - ha spiegato Possamai - Nel 2016 ci fu uno scontro pesante in aula: sebbene fosse un’epoca diversa, non aveva senso, allora come oggi, che il consiglio regionale si arrogasse, sostanzialmente, il diritto di un riconoscimento internazionale oltretutto con una posizione strutturalmente sbagliata. Se sanciamo il principio che l’annessione o l’invasione da parte di un Paese nei confronti dell’altro è lecita, vuol dire che trasgrediamo ogni principio del diritto internazionale. È quello che i consiglieri di opposizione sostenevano allora, mentre c’era chi andava in missione in Crimea a portare la vicinanza del Veneto. Con questo provvedimento impegniamo la giunta nell'interlocuzione con Governo, Parlamento nazionale ed istituzioni europee a non considerare valido il contenuto della risoluzione licenziata il 18 maggio 2016, dove si chiedeva di riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum e venivano attaccate le sanzioni definite scellerate e irresponsabili anche alla luce della sicurezza internazionale. Una presa di posizione in totale contrapposizione con il testo votato a inizio marzo, in cui si condannava l'invasione voluta da Putin».

Intanto continuano a Verona le occasioni per approfondire le tematiche legate alla guerra in Ucraina e non solo. Sabato prossimo, 2 aprile, dalle 15.30 allo spazio Habitat Ottantatre di Via Mantovana, la ong veronese Progettomondo propone un appuntamento per ragionare sulle conseguenze di ciascuna guerra, su quale sia il ruolo dell'educazione, su come formarsi alla nonviolenza e su come gestire gli effetti scaturiti dalle prevaricazioni, tra cui le ondate di profughi e la risposta dell'accoglienza. «Lo scoppio della guerra in Ucraina ci ha sconvolti tutti - ha dichiarato il presidente di Progettmondo Mario Mancini - L’invasione armata ordinata da Putin in un paese dell’Europa ha avuto un impatto dirompente nell’opinione pubblica, specie in chi percepiva le guerre con cinico distacco. Il processo di costruzione dell’unità europea dopo la seconda guerra mondiale ci aveva abituati alla "normalità della pace", nonostante il mondo intero, fuori dall’Europa, stia vivendo negli ultimi anni un incremento di conflitti armati di diversa entità, aperta o strisciante, dichiarata o sottotraccia, insieme a innumerevoli situazioni di violenza armata. Ma il mondo ha bisogno di pace, oggi più che mai».
La formula scelta per l'appuntamento di sabato è quella del "World Cafè", con la partecipazione a 4 tavoli con attorno circa 6 persone ciascuno. Ogni tavolo stimola la discussione, per una ventina di minuti, a partire da un quesito iniziale. E al termine del confronto si procede a un momento di elaborazione dati.
Per partecipare è necessario iscriversi qui.

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