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Cronaca San Zeno / Via Spagna

Guerra in Ucraina, missili su Kiev. Valpiana: «È terribile. Cessate il fuoco e negoziati subito»

La settimana scorsa il presidente del Movimento Nonviolento era nella capitale ucraina con la Carovana di Pace "Stop The War Now". «Se la guerra va avanti non è colpa dei pacifisti»

Quella di oggi, 10 ottobre, è stata un'altra terribile giornata di distruzione nella guerra tra Russia e Ucraina. Missili russi sono esplosi in diverse regioni ucraine, come riportato dalla diretta del conflitto curata da Today.it. Anche la capitale, Kiev, è tornata ad essere sotto attacco. Un attacco rivendicato dal presidente russo Vladimir Putin. «Bisogna fermare la follia assassina del Cremlino che colpisce i civili e punta sulla città», ha scritto il veronese Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento e componente della Rete Italiana Pace e Disarmo.
Ma come fermare tutto questo? A chiederselo è lo stesso Valpiana che consiglia di non rispondere ai missili con altri missili. «È il momento della condanna unanime del carnefice ma bisogna farlo senza diventare come lui», ha spiegato.

E la scorsa settimana, Valpiana si trovava a Kiev, proprio in alcune zone colpite oggi dalle armi russe. «La gente che abbiamo incontrato ora è nei rifugi delle stazioni della metropolitana, come topi in gabbia - ha riferito - È terribile». Il presidente del Movimento Nonviolento era nella capitale ucraina con la Carovana di Pace "Stop The War Now" per portare aiuti e finanziamenti ad obiettori di coscienza, pacifisti, nonviolenti ed associazioni impegnate in processi di costruzione di pace e di rispetto dei diritti umani. E quindi sulla scia di quell'iniziativa, Valpiana è tornato ad indicare la via del cessate il fuoco, della diplomazia e delle conferenze di pace. «Ma che possiamo fare? - prosegue Valpiana - Se facciamo la manifestazione per la pace, ci dicono che non serve a niente. Se non la facciamo, ci chiedono "Perché non scendete in piazza?". Insomma, pare proprio che la responsabilità della mancata pace sia dei pacifisti, colpevoli di non aver fatto niente, o di aver fatto troppo».

Ma qualcosa, in questi anni, i pacifisti l'hanno fatta. E Mao Valpiana se lo ricorda. «Negli anni successivi al 2014, da soli abbiamo denunciato che l'Italia vendeva armi alla Russia anche dopo l'annessione della Crimea - ha detto il presidente del Movimento Nonviolento - l'ufficio export del Ministero degli esteri autorizzò, nonostante l’embargo, la vendita di veicoli blindati terrestri Iveco per un valore di 25 milioni e fino a novembre 2021 Roma ha consegnato alla Russia 22 milioni di euro di armi e munizioni. E al governo non c'erano i pacifisti. Nel 2017, con la nostra campagna Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato il Trattato per la messa al bando della armi nucleari. Noi abbiamo spinto affinché anche l’Italia votasse e ratificasse la decisione di liberare l’umanità dalle bombe atomiche, ma il Governo non ha aderito, allineandosi alla posizione della Russia e degli Stati Uniti di restare detentori degli ordigni che minacciano il futuro del pianeta. Due antefatti che dimostrano come noi ci siamo mossi prima della guerra odierna, in tempi non sospetti, per contrastare il potere militare anche della Russia, mentre altri facevano affari e permettevano a Mosca di armarsi sempre più. Poi, pochi giorni dopo l’inizio della guerra di aggressione tra Russia e Ucraina, abbiamo convocato una manifestazione nazionale a Roma. Più di 50mila persone si sono ritrovate sulle tre parole chiave: soccorrere, trattare, disarmare, che hanno costituito la base di impegno programmatico di un movimento che velocemente si è diffuso in tutte le città. Già ad inizio aprile è partita la prima Carovana di Stop The War Now, in direzione Leopoli, con l’obiettivo di aprire un corridoio stabile per più missioni che potessero trasportare aiuti e portare in salvo più persone possibile. Nei mesi si sono succedute altre carovane, anche a Odessa e Mykolaiv, e abbiamo portato tonnellate e tonnellate di aiuti, compreso un dissalatore per assicurare acqua potabile alla città assediata, e abbiamo portato in salvo in Italia un migliaio di persone, donne e bambini, in fuga dalla guerra. Il 18 giugno a Roma abbiamo realizzato un incontro pensato per costruire un’Europa di pace, da cui è nato un appello-proposta rivolto all’Unione Europea, e il coordinamento Europe for Peace, che il 16 luglio ha mobilitato 60 piazze italiane, con il documento "cessate il fuoco e negoziato subito". Il 21 settembre, lo stesso coordinamento Europe for Peace ha scritto una lettera al Segretario delle Nazioni Unite sostenendo il lavoro "necessario a rafforzare percorsi multilaterali di pace". E dal 26 settembre al 3 ottobre, abbiamo dato vita ad una nuova Carovana di pace in Ucraina, giunta fino a Kiev, per incontrare e stringere rapporti con la società civile, ed in particolare gruppi giovanili di studenti e obiettori di coscienza e il Movimento Pacifista Ucraino. Il 2 ottobre abbiamo celebrato la Giornata Internazionale della Nonviolenza indetta dall’Onu in terra di Ucraina. Nel frattempo abbiamo creato relazioni costanti con i pacifisti e gli obiettori di coscienza russi, facendo informazione e sostenendo la richiesta all’Unione Europea e ai governi degli stati aderenti di offrire protezione e asilo agli obiettori di coscienza russi, bielorussi e ucraini. Ora stiamo preparando la mobilitazione prevista nei giorni 21, 22, 23 ottobre in tutte le città italiane dal titolo "verso una conferenza internazionale di pace". Dopo questo percorso, verrà il momento per una nuova importante e unitaria manifestazione nazionale che raccoglierà tutti i contenuti e le proposte elaborate fino ad oggi, e si rivolgerà a tutte le parti chiamate in causa che possono davvero contribuire a creare percorsi di pace. Sarà una manifestazione popolare, alla quale sono invitati tutti coloro che condividono il programma tracciato e l’obiettivo finale: tacciano le armi, spazio al negoziato e alla conferenza internazionale di pace. Una manifestazione non può fermare le bombe, ma può lanciare un messaggio di dialogo e solidarietà con le voci che in Russia e in Ucraina chiedono una pace giusta».

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