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Ucraina, si va verso guerra di logoramento. Zardini: «Rivedere sistema dell'accoglienza»

Il deputato veronese del PD: «Parlamento e Governo stanno correggendo storture dei decreti Salvini che sono di ostacolo all'accoglienza dei profughi ucraini»

È passato un mese dall'invasione russa in Ucraina e sulla fine non si è aperto nessuno spiraglio concreto. Il conflitto ha ormai preso la piega del logoramento con la resistenza ucraina pronta a compiere piccoli blitz di sabotoggio del nemico per bloccarne o almeno rallentarne l'avanzata. Dall'altra parte, l'esercito russo non è ancora riuscito ad accerchiare Kiev, ma è arrivato ad assediare Chernihiv, città che si trova a circa 150 chilometri dalla capitale ucraina. L'attenzione russa sembra però ora indirizzata verso Dnipro, la quale potrebbe diventare uno snodo importate per lo spostamento di armi e truppe tra nord, sud ed est dell'Ucraina.

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E più passano i giorni, più profughi ucraini scappano dal loro paese, arrivando anche in Italia. «Il Parlamento e il Governo stanno intervenendo con urgenza per correggere le storture dei decreti Salvini che costituiscono un ostacolo all'accoglienza dei profughi. Servono pragmatismo e buone idee, le posizioni ideologiche bloccano la macchina della solidarietà». Ha dichiarato il deputato veronese del Partito democratico Diego Zardini. Le cooperative che si possono occupare della gestione dei profughi si sono infatti lamentate della riduzione dei ristori alla sola quota alberghiera e dei tempi di pagamento che possono arrivare fino a due anni dalla prestazione, oltre che di una rendicontazione inutilmente complessa. Con queste condizioni proibitive è difficile dare risposta alle richieste delle prefetture che cercano sistemazioni per i profughi in arrivo.
«Il Ministero dell'Interno e il Parlamento stanno attuando dei correttivi», ha però spiegato Zardini. Con il decreto legge Ucraina viene garantita l’assistenza almeno fino al 31 dicembre per 100mila persone in fuga dalla guerra. Sono stati coinvolti i Comuni, gli enti del terzo settore, le associazioni e gli enti religiosi riconosciuti civilmente per offrire assistenza immediata a 15mila persone aggiuntive a quelle arrivate nei centri di accoglienza. In aggiunta, sono in via di definizione forme di sostentamento per l’assistenza delle persone titolari della protezione temporanea che abbiano trovato autonoma sistemazione, per un massimo di 60.000 unità. Infine, alle Regioni e province autonome è stato assicurato un riparto aggiuntivo di risorse per la copertura sanitaria dei profughi. «Ci sarà ancora moltissimo da fare - ha concluso il deputato dem - perché questa è l'occasione di essere pragmatici e di rimettere in sesto il sistema dell'accoglienza italiano nella consapevolezza che solo se ciascuno di noi fa la propria parte, riusciremo ad affrontare l’emergenza».

Nel frattempo continuano gli incontri di approfondimento sulla crisi geopolitica in Ucraina organizzati dal Partito Democratico della provincia di Verona. Lunedì 28 marzo alle 20.45 a Legnago (Palazzo di Vetro di Via Matteotti 6) l'appuntamento sarà con Eugenia Benigni, analista politica e manager per missioni dell'Ue e dell'Osce nello spazio post sovietico. Mentre il ciclo si concluderà giovedì 31 marzo, sempre alle 20.45, alla biblioteca comunale di Peschiera del Garda, Parco Catullo 4, con Mara Morini, professoressa associata di Scienze Politiche dell'Università di Genova.

Infine, da Verona, il Movimento Nonviolento, aderente a Rete Italiana Pace e Disarmo, lancia l'iniziativa di dichiararsi obiettori alla guerra. «Per fermare la guerra bisogna non farla. Per cessare il fuoco bisogna non sparare. È questo il senso profondo dell'obiezione di coscienza: difendere la vita, la libertà, la giustizia, con la nonviolenza che è vita, libertà, giustizia».
La proposta è quella di firmare una dichiarazione (disponibile qui) che sarà poi consegnata al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio e allo Stato Maggiore dell'Esercito. Un modo per dire: «Non contate su di me se volete coinvolgervi nella guerra con più armi, più spese militari, più violenza».

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