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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Premier Draghi annuncia il pass verde italiano anche per i turisti stranieri da metà maggio

Il presidente Draghi è stato abbastanza esplicito: «Noi siamo di nuovo pronti a ospitare il mondo». Ci sono però alcune contraddizioni da risolvere, su tutte la misura del coprifuoco

Il presidente del Consiglio Mario Draghi nella giornata di ieri, martedì 4 maggio, ha introdotto la conferenza stampa della riunione ministeriale del G20 Turismo. Alla conferenza, svoltasi nella sala polifunzionale della presidenza del Consiglio dei ministri, ha partecipato anche il ministro del Turismo Massimo Garavaglia. Il premier Mario Draghi nel corso del suo intervento ha fornito alcune indicazioni importanti circa la fase di riapertura che dovrebbe proseguire nelle prossime settimane: «Purtroppo la pandemia ci ha costretti a chiudere temporaneamente, ma noi siamo di nuovo pronti a ospitare il mondo. Le nostre montagne, le nostre spiagge, le nostre città, le nostre campagne stanno riaprendo». Lo stesso Draghi si è detto sicuro del fatto che il turismo in Italia tornerà ad essere un settore trainante per l'economia del Paese: «Non ho dubbi che il turismo tornerà come prima, più forte di prima».

Il green pass italiano (anche per gli stranieri)

Un annuncio sicuramente molto importante il premier Mario Draghi lo ha fatto circa il cosiddetto "green pass" nazionale che dalla metà di maggio verrà offerto anche ai visitatori stranieri in Italia, i quali dunque dovrebbero poter circolare nel nostro Paese senza più obbligo di quarantena: «Dobbiamo offrire regole chiare, semplici, per garantire che i turisti possano venire da noi e viaggiare in Italia in sicurezza. - ha spiegato il presidente del Consiglio Mario Draghi - A partire dalla seconda metà di giugno il certificato verde sarà pienamente operativo all’interno dell’Unione europea. Grazie al pass i turisti saranno in grado di passare da un Paese all’altro senza quarantena, a patto che potranno dimostrare di essere guariti dal Covid, di essere vaccinati o di essere negativi ad un tampone. Queste sono le condizioni che normalmente si richiedono nel green pass». Lo stesso Draghi ha poi però aggiunto: «In attesa del certificato europeo, che ci auguriamo venga il più presto possibile, il governo italiano ha introdotto il pass verde nazionale che permetterà alle persone di muoversi liberamente tra le Regioni e che entrerà in vigore a partire dalla seconda metà di maggio. Quindi non aspettiamo la seconda metà di giugno per avere quello europeo, ma già dalla seconda metà di maggio i turisti potranno avere quello italiano».

La quarantena per gli stranieri in Italia

Al momento le regole per i visitatori che arrivino in Italia anche da un Paese Ue parlano chiaro: è necessario sottoporsi anzitutto a un tampone molecolare o antigenico nelle 48 ore prima dell’ingresso in Italia che dia un risultato negativo, poi a prescindere dall’esito del tampone molecolare o antigenico, bisogna rispettare la sorveglianza sanitaria e l'isolamento fiduciario per un periodo di 5 giorni (se si proviene da Paesi europei) o di 10 giorni (se si proviene da Paesi extra europei). Insomma, un cittadino tedesco che volesse soggiornare sul lago di Garda oggi dovrebbe comunque farsi cinque giorni di isolamento anche se il suo tampone in partenza avesse dato un esito negativo. Al termine dell'isolamento è poi necessario effettuare un ulteriore tampone molecolare o antigenico.

Sono disposizioni molto rigide, disposte nell'ordinanza che il ministro della Salute Roberto Speranza, lo scorso 29 aprile, ha firmato prorogandole per un periodo di quindici giorni. Proprio tali misure, dunque, dovrebbero venire meno dalla metà di maggio per tutti i turisti stranieri che rientrino in una delle tre condizioni sopra descritte al fine di ottenere il rilascio della certificazione verde o "green pass" nazionale: essere guariti da Covid, oppure essere stati vaccinati contro Covid, o infine avere un tampone con esito negativo svolto nelle precedenti 48 ore. 

L'enigma e le contraddizioni del coprifuoco

Un'altra misura abbastanza disincentivante per un turista che voglia soggiornare nel nostro Paese è quella del coprifuoco con inizio fissato alle ore 22. Si è già detto del fatto che il governo valuterà proprio a metà maggio una sua possibile cancellazione o rimodulazione, spostandone l'orario di avvio alle 23 o addirittura alle 24. In realtà già oggi in moltissime città d'Italia il rispetto dell'orario di coprifuoco alle 22, essendoci in zona gialla i locali della ristorazione aperti proprio fino a tale ora, è diventato tutt'altro che scontato. In tal senso si sono già avanzate le più che legittime perplessità circa la paradossale affermazione del decreto-legge "riaperture" in base alla quale, da un lato, viene consentito ai ristoratori di svolgere il loro lavoro fino alle ore 22, ma dall'altro viene altresì imposto che tutta la clientela (cioè quelle persone senza le quali il lavoro di un ristoratore non può esistere) sia già necessariamente rincasata dal locale entro le ore 22.

Un'altra enorme contraddizione legata al coprifuoco è però quella strettamente connessa proprio ai cosiddetti "green pass" o certificazioni verdi. Per comprendere tale contraddizione bisogna riferirsi al testo del decreto-legge "riaperture", ed esattamente all'Art. 2 comma 1. Qui troviamo scritto quanto segue:

«Gli spostamenti in entrata e in uscita dai territori collocati in zona arancione o rossa sono consentiti, oltre che per comprovate esigenze lavorative o per situazioni di necessità o per motivi di salute, nonché per il rientro ai propri residenza, domicilio o abitazione, anche ai soggetti muniti delle certificazioni verdi Covid-19».

In sostanza, ci viene detto: stante il divieto di spostamento «in entrata e in uscita» dalle Regioni arancioni oppure rosse, chi ha motivi di lavoro, situazioni di necessità oppure motivi di salute, può legittimamente spostarsi anche da o verso tali Regioni arancioni o rosse. Poi però viene aggiunta l'importante novità dei "green pass", poiché anche «ai soggetti muniti delle certificazioni verdi Covid-19» risulta perfettamente lecito e consentito spostarsi tra Regioni diverse che siano definite zona arancione o persino rossa. Insomma, essere un pendolare che si sposta per motivi di lavoro, oppure essere una persona vaccinata contro Covid-19, o essere guarito da Covid-19, oppure avere un tampone negativo a 48 ore, in breve essere detentore della "certificazione verde", sono qui due condizioni assolutamente identiche, cioè equiparate dalla normativa con riferimento agli spostamenti delle persone. 

Badate bene, perché tutto ciò dovrebbe allora avere anche degli effetti diretti sulla disposizione del coprifuoco. Che cosa ci dice quest'ultima? La misura prevede che dalle ore 22 fino alle 5 del giorno seguente sono consentiti soltanto gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità oppure motivi di salute, cioè le stesse tre "categorie" che consentono ad una persona di spostarsi sull'intero territorio nazionale, anche verso una Regione zona rossa. Si è visto come anche i detentori della certificazione verde possano spostarsi tra Regioni arancioni o rosse, tuttavia per loro il coprifuoco resta valido. Il governo, insomma, da un lato equipara un lavoratore a un detentore di green pass perché consente ad entrambi di spostarsi sull'intero territorio nazionale a prescindere dai colori delle Regioni, ma dall'altro lato, per il primo, cioè il lavoratore, non vale il coprifuoco, mentre per il secondo, cioè il detentore di "green pass", invece sì. Vi è logica e coerenza in tutto ciò? Nella maniera più assoluta, la risposta è no.

Se una persona può muoversi liberamente in tutta Italia a prescindere dai colori delle Regioni ed in qualsiasi orario a fronte di compravate esigenze lavorative, situazioni di necessità oppure motivi di salute, non si capisce perché i possessori di "green pass" che, parimenti, possono spostarsi in tutta Italia a prescindere dai colori delle Regioni, debbano però rispettare il vincolo del coprifuoco. Quest'ultimo infatti ci dice che gli spostamenti sono leciti dalle ore 22 alle 5 solo per lavoro, necessità o salute, ma queste tre "categorie" che consentono di derogare al divieto imposto dal coprifuoco sono esattamente le stesse tre che consentono di spostarsi da e verso le Regioni rosse, cosa che per l'appunto un possessore di "green pass" è legittimato a fare come se fosse un lavoratore pendolare, oppure avesse una situazione di necessità, o ancora dei motivi di salute. Nel momento in cui si consente ad un cittadino della Val d'Aosta (ad oggi zona rossa) di venire sul lago di Garda in zona gialla per il weekend, in quanto legittimo possessore di "green pass" poiché vaccinato contro Covid-19, ha davvero senso che a questa persona venga poi imposto il rispetto del coprifuoco? Non sarebbe forse più logico e coerente, a questo punto, che ai detentori di "green pass" venga concesso di circolare anche in orario di coprifuoco? Applicate questo ragionamento ai turisti stranieri e comprenderete perfettamente come, dalla metà del mese di maggio, la misura del coprifuoco sia destinata ad esplodere nelle sue mille contraddizioni (o più semplicemente, ad essere rimossa).

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