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Cronaca

Glaxo, la salvezza nell'Universit

La proposta dell'assessore regionale Sandro Sandri. Scettici i sindacati

“La mia idea è quella di creare un centro integrato nel quale Glaxo e Università di Verona possano convergere formano un polo di ricerca unico in Italia”. È questa la proposta che l’assessore regionale alla Sanità Sandro Sandri farà al ministro della Sanità Ferrucio Fazio, a quello del Welfare Maurizio Sacconi, al ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e quello della Sanità Ferruccio Fazio, durante il tavoli interministeriale che discuterà sul problema della chiusura del centro ricerche di GlaxoSmithKline.

L’assessore ha espresso la sua idea a margine della conferenza stampa sull’adeguamento delle strutture ospedaliere di Borgo Trento, la realizzazione dei parcheggi e dei servizi necessari per il miglior accesso ed uso dei nosocomi cittadini. Per questi lavori l'Azienda opedaliera universitaria integrata riceverà 53 milioni di euro dalla Regione.
 
“Il progetto è ambizioso, ma fattibile – ha aggiunto Sandri -, nel mondo esistono centri di ricerca simili. La stessa Glaxo, in Inghilterra, lavora in sinergia con un’università”. Si tratterebbe di coinvolgere tutti gli attori in scena, dalla stessa multinazionale farmaceutica, alla Regione Veneto, dai ministeri dell’Istruzione, della Sanità, dello Sviluppo economico, dell’Industria e del Welfare, per finire con l’Università degli studi di Verona. In questo modo tutti gli interessati avrebbero un ruolo positivo nella vicenda.

La Glaxo avrebbe la possibilità di proseguire le ricerche con un minore esborso economico, le amministrazioni locali e nazionali avrebbero la possibilità di possedere un centro ricerche eccellente con personale qualificato e non dovrebbe mettere in campo i soliti ammortizzatori sociali, infine, l’Ateneo scaligero potrebbe sfruttare le conoscenze sviluppate dai ricercatori per formare nuove figure professionali e sviluppare un modo di fare ricerca universitaria, quello con contributi pubblici e privati, che in Italia è quasi sconosciuto.

Ovviamente si è ancora nell’ambito delle proposte, ma l’idea dell’assessore Sandri è innovativa ed “eviterebbe di perdere tutto il patrimonio scientifico che ha fatto del centro ricerche di Verona uno dei poli d’eccellenza nazionali”, inoltre “si salverebbero i posti di lavoro e si sfrutterebbero al meglio strutture e macchinari all’avanguardia. Un centro così costa incredibilmente, non solo in termini economici”.
Il rettore dell’Università Alessandro Mazzucco ha accolto positivamente questa idea: “Siamo aperti a tutte le azioni di sistema, purché vengano coinvolti tutti gli interessati. Se così fosse l’Università è favorevole”.

Scettici i ricercatori: “Fa piacere che si dia spazio a queste possibilità – ha detto Francesco Crespi, ricercatore ed Rsu dell’azienda farmaceutica, - ma la nostra volontà è quella di mantenere l’attuale sistema Glaxo, che, ricordiamolo, nel 2009 ha creato l11% di utile”. Il sindacalista ha anche aggiunto che “la preoccupazione è quella che vengano investiti soldi pubblici nel centro ricerca per creare ancora più utile, denaro che verrebbe inevitabilmente portato all’estero, visto che l’azienda ha sede nel Regno Unito”. In ogni caso, aspettando il tavolo interministeriale, i sindacati si sono mobilitati e stanno cercando di organizzare una serie di incontri per rendere noto il “caso Glaxo” e per avere un riscontro anche dal mondo della ricerca scientifica internazionale.

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