"Generazione perduta? No grazie", i 30enni si rimboccano le maniche
Un gruppo di giovani adulti veronesi ha lanciato sui social network una fucina di idee che permette a chi ha bisogno di un aiuto di potersi confrontare alla pari con gli altri membri dell'iniziativa. La sfida è ambiziosa e ci si chiede se avrà successo
Lo scorso luglio il presidente del Consiglio Mario Monti ha definito la fascia d'età tra i 30 e i 40 anni una "generazione perduta". Secondo il premier si tratta di una fascia d'eta sulla quale "si può cercare di ridurre al minimo i danni, di trovare formule compensative di appoggio", ma che, in soldoni, è spacciata. Un vero choc per quasi 10 milioni di italiani in piena età lavorativa che pagano colpe non loro.
Ma la "generazione perduta" non si è certo fermata ad autocommiserarsi e, immediatamente, ha iniziato a dare risposte a Monti e al Paese. Come nel caso di 24 intrapendenti giovani uomini (e donne) che su internet hanno deciso di lanciare il manifesto della generazione perduta. Si tratta di cinque punti - rispetto, merito, impegno, progetto e fiducia - che incarnano lo spirito dei 30-40enni che non ci stanno a subire passivamente gli errori di chi ha governato questo Paese fino ad oggi. Uan risposta seria, presa in considerazione dallo stesso Monti durante l'ultimo meeting di Cl a Rimini.
Il successo è stato immediato e in pochi giorni le adesioni al "manifesto" sono state migliaia, con testimonianze e idee provenienti da tutta italia. Il dibattito, vivo come gli appartenenti a questa generazione, si sviluppa su internet, attraverso blog, Twitter e Facebook.
E proprio su Facebook nasce l'iniziativa veronese. Si tratta di "Generazione peduta? No grazie" un gruppo (chiuso...) nato un po' per caso dalla voglia di "smuovere un po' le acque" che hanno avuto un drappello di amici, ma che in pochi giorni si è sviluppato proponendosi come una vera e propria fucina di idee e spunti dedicati alle nuove generazioni e racchiudendo le più disparate realtà: dall'operaio al professionista, dal piccolo imprenditore al disoccupato, dal moderato di destra al democratico e così via.
L'iniziativa, che nelle intenzioni dei promotori non vuole sfociare in un movimento politico o in un'associazione, è ancora nella fase embrionale, ma, vista la passione e il trasporto dei partecipanti, presenta già un grande potenziale innovativo. Adesso la questione sta tutta nel vedere se dalle parole, i giovani perduti veronesi, riescano a passare ai fatti. La strada è lunga e impervia, ma è così che si tempra una "generazione vincente".