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Cronaca San Michele / Via San Michele

«Focolaio di Coronavirus nel carcere di Verona: una quindicina di agenti positivi»

È l'allerta lanciata dal segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo, che chiede a gran voce «interventi immediati per salvaguardare il personale penitenziario ed i detenuti reclusi»

Nel carcere di Verona (Montorio, ndr) la situazione del contagio da coronavirus è gravissima: ci risultano una quindicina di agenti penitenziari positivi ed altrettanti in quarantena. Siamo di fronte ad un autentico focolaio di contagio che come tale va affrontato con misure straordinarie, prima fra tutte la tamponizzazione a tutto il personale penitenziario.

A lanciare l'allarme sulla situazione della casa circondariale veronese è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo, secondo il quale «non è più tempo solo di mascherine - che tra l’altro stanno arrivando negli istituti solo in questi giorni ed in troppi casi si tratta di mascherine di semplice carta - e né di prodotti igienizzanti. Continuiamo a sollecitare l’Amministrazione Penitenziaria, le Regioni, i Dipartimenti Regionali di Protezione Civile e le Aziende Sanitarie Locali ad intervenire con urgenza. Sono già 200 i casi tra il personale penitenziario ad aver contratto il COVID-19, specie nelle carceri del Nord. La situazione di Verona è sicuramente straordinaria rispetto alle altre situazioni e merita una particolare attenzione visto il propagarsi del virus tra il personale penitenziario, al momento non risultano casi tra i detenuti e bisogna fare l’impossibile per evitare che il virus si propaghi nel carcere». 

Di Giacomo poi prosegue: «Ho provveduto a comunicare la grave situazione al Prefetto ed al Presidente della Regione, mi aspetto interventi immediati per salvaguardare il personale penitenziario ed i detenuti reclusi. Questa mattina (25 marzo, ndr) ho dovuto personalmente chiamare il numero di segnalazione per coronavirus, in quanto un nostro collega, da giorni con la febbre, non riusciva a fare la spesa in quanto impossibilitato a muoversi dal letto e come molti lavoratori del carcere che provengono dal sud assolutamente solo a casa; per lo stesso ho provveduto a richiedere il tampone a casa perché con chiari sintomi del COVID-19 come confermato per altro dal suo medico curante. Il personale è estremamente preoccupato per il propagarsi del virus soprattutto perché al momento attuale sembrerebbe che l’amministrazione non abbia attivato sistemi di protezione per evitare che il contagio si espanda. Ci siamo attivati con ASL e Amministrazione Penitenziaria per cercare di far fare i tamponi veloci all’interno della tendostruttura adiacente al carcere per evitare al minimo lo spostamento di poliziotti penitenziari».

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